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Charles Dickens (1812-1870) nacque a Portsmouth nel 1812 ed ebbe un’infanzia povera e travagliata. Il padre fu arrestato per debiti e il piccolo Charles, secondo di otto figli, a dodici anni dovette avviarsi al lavoro, sperimentando la vita dura della fabbrica prima di ottenere nel 1828 un impiego come stenografo parlamentare. Saranno proprio questi primi anni di vita, segnati dall’indigenza e a contatto con gli ambienti più miseri della società vittoriana, a dare linfa al suo percorso letterario. Nel 1833, parallelamente all’attività di giornalista, Dickens iniziò a pubblicare su una rivista mensile gli Schizzi di Boz (pubblicati poi in volume nel 1836), brevi racconti illustrati della vita londinese del tempo, dove si ritrovano già, in nuce, i temi che caratterizzeranno l’intera sua opera. La notorietà arriverà qualche anno dopo, con Il Circolo Pickwick (1837): l’umorismo e la sagacia che percorrono il testo, nella forma delle fantastiche memorie di viaggio del fantomatico Signor Pickwick, gli varranno il plauso del grande pubblico, segnando il suo definitivo approdo alla professione di scrittore. Divenuto il romanziere inglese più popolare, Dickens si fece riconoscere con romanzi sociali e racconti di grande intensità, destinati a rimanere pietre miliari nell’immaginario collettivo: Oliver Twist (1838); Nicholas Nickleby (1839); La bottega dell’antiquario (1841); Barnaby Rudge (1841); Canto di Natale (1843); Le campane (1845); Il grillo del focolare (1846); Dombey e Figlio (1848); David Copperfield (1850); Casa Desolata (1853); Tempi difficili (1854); La piccola Dorrit (1857); Racconto di due città (1859); Grandi speranze (1861); Il nostro comune amico (1865); Il mistero di Edwin Drood (1870, incompiuto). Dickens sfruttò la propria popolarità per sensibilizzare il pubblico sulle emergenti tematiche sociali, come il lavoro minorile e lo sfruttamento dei ceti popolari, e denunciare le inaccettabili condizioni di vita degli operai inglesi di metà Ottocento. A partire dagli anni Cinquanta Dickens decise di realizzare delle letture teatrali delle proprie opere, dimostrandosi non solo un grande scrittore, ma anche un abile attore e drammaturgo; gli ultimi anni della sua vita lo videro dunque impegnato in diverse tournées, organizzate in giro per l’Europa e, successivamente, negli Stati Uniti. Tuttavia, nel 1869, con l’aggravarsi del suo stato di salute sarà costretto a interrompere le letture pubbliche e a rientrare in patria, dove morirà nel giugno del 1870.
Dickens è senza dubbio il romanziere che meglio ha saputo descrivere la situazione sociale dell’Inghilterra nell’epoca vittoriana e, in particolare, della Londra ottocentesca: la città, di cui Dickens ben conosceva anche gli ambienti più miseri e i bassifondi, farà infatti da sfondo a gran parte dei suoi romanzi. Temi ricorrenti delle opere di Dickens sono il lavoro minorile, le condizioni lavorative degli operai inglesi, la malavita della Londra popolare, la prostituzione e, in generale, il disagio sociale che affligge le masse del proletariato urbano inglese a metà Ottocento. Il lettore è guidato alla scoperta di questi fenomeni da un narratore che commenta i fatti, denuncia le ingiustizie sociali, giudica i personaggi e gli eventi con un evidente intento educativo. Le storie narrate, tuttavia, si risolvono sempre in un quadro rassicurante, in cui i cattivi vengono puniti per le loro angherie, mentre i buoni sono ricompensati per i torti subiti, senza che si arrivi mai al conflitto sociale, alla seria messa in discussione della società esistente. Punto di forza delle opere di Dickens sono poi le descrizioni, che fanno emergere con forza e in tutta la loro crudezza la miseria e la violenza che caratterizzano le vite di coloro rimasti ai margini del progresso industriale. I personaggi sono descritti minuziosamente nei loro atteggiamenti, nelle loro ambizioni e vanità; alcune figure, rappresentate dall’autore in maniera caricaturale, sono inoltre protagoniste di scenette a carattere comico o umoristico, che si inseriscono nella narrazione creando un effetto grottesco. L’abilità di Dickens nel rappresentare la varietà umana con i suoi pregi e difetti ha reso alcuni dei personaggi da lui creati veri e propri emblemi della letteratura inglese ottocentesca: tra questi, il più celebre è senza dubbio l’orfano Oliver Twist, protagonista dell’omonimo romanzo.
Le avventure di Oliver Twist, meglio conosciuto come Oliver Twist, è il secondo romanzo di Dickens, apparso a puntate su una rivista di letteratura tra il 1837 e il 1839 e pubblicato come un unico volume già nel 1838. Il romanzo, ambientato nella Londra vittoriana del XIX secolo, tratta delle avventure dell’orfano Oliver Twist. Cresciuto in orfanotrofio, a nove anni Oliver viene affidato a un ospizio parrocchiale: qui, Oliver e gli altri orfani sono vittime di maltrattamenti e soprusi e patiscono la fame. Il ragazzo viene quindi concesso in adozione a un becchino di nome Sowerberry: benché quest’ultimo si dimostri gentile con Oliver, il giovane è costretto a sopportare le continue angherie della moglie di Sowerberry e dell’apprendista becchino Noah. Stanco di questa vita, Oliver fugge a Londra in cerca di fortuna. Nella capitale il ragazzo si imbatte in una banda di ladri, i quali approfittano della sua ingenuità per coinvolgerlo in furti e rapine. In balìa delle macchinazioni di Fagin, capo della banda di ladri, e del suo socio Bill Sikes, Oliver è trascinato in numerose peripezie tali da mettere in pericolo la sua stessa vita. Sarà l’intervento di tre figure femminili - la prostituta Nancy, la gentile signora Maylie e la sua nipote adottiva Rose - a riabilitare la reputazione di Oliver e a salvarlo dalla banda di delinquenti. Nel frattempo, una serie di rivelazioni permette di far luce sulle origini di Oliver: si copre così che il giovane è figlio di un ricco signore, il quale lo ha nominato unico erede di tutte le sue fortune. Dopo aver ricevuto l’eredità che gli spetta, Oliver viene adottato dal signor Brownlow, una delle vittime della banda di ladri e che già in precedenza aveva accolto Oliver in casa sua. Il destino del resto della banda non sarà altrettanto roseo: alcuni dei componenti moriranno di morte violenta, mentre altri verranno catturati e rinchiusi in carcere. Considerato dalla critica come il primo romanzo sociale, Oliver Twist è un’aspra critica al sistema assistenziale inglese e un testo di denuncia delle condizioni di povertà, sfruttamento, lavoro minorile e criminalità che caratterizzano i quartieri più poveri di Londra. Il protagonista incarna la figura del povero che, capace di conservare la propria bontà, riesce infine a migliorare le proprie condizioni di vita, anche grazie all’aiuto delle persone di buon cuore.
Lo scrittore Charles Dickens ritratto tra il 1867 e il 1868.
Il frontespizio della prima edizione di Oliver Twist pubblicata nel 1838.
Una riproduzione dell’illustrazione realizzata da George Cruikshank per la prima edizione di Oliver Twist. La scena ritrae il protagonista ferito da un colpo di pistola nel corso di una rapina.
La locandina del film muto Oliver Twist del 1922; nell’immagine Jackie Coogan, uno dei primi attori bambini ad interpretare il ruolo di Oliver Twist.
Una scena tratta dal film Le avventure di Oliver Twist, 1947.
Un’illustrazione realizzata da Robert Seymour per la prima edizione de Il Circolo Pickwick (1837).
Nell’illustrazione, realizzata da Harry French per il romanzo Tempi difficili (1854), l’utilitarista Thomas Gradgrind sorprende i suoi figli Louisa e Tom a spiare all’interno del tendone del circo.