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Dante Alighieri (1265-1321) nasce da una famiglia guelfa della piccola nobiltà fiorentina. La madre appartiene a un’importante famiglia ghibellina, ma muore quando Dante è ancora bambino. Dante riceve un’educazione tipica dell’epoca per i ragazzi del suo ambiente, formandosi sulla letteratura e i poeti latini. Si sposa a vent’anni con una giovane appartenente a una famiglia importante di Firenze, con un matrimonio combinato. Inizia a occuparsi di politica, ricoprendo diversi incarichi pubblici, ma quando la fazione dei Guelfi neri, avversa alla sua, prende possesso del governo della città, Dante è costretto ad andare in esilio. Durante i lunghi anni dell’esilio compone la maggior parte delle sue opere, passando da una città all’altra alla ricerca di protezione e ospitalità, prima a Lucca, poi a Verona, infine a Ravenna dove rimane fino alla morte per malaria, rifiutando l’offerta di rientrare a Firenze, a patto di abiurare alle sue idee politiche.
Dante è considerato il padre della lingua italiana e si deve a lui se il volgare toscano è passato da essere il dialetto parlato dal popolo (dal latino vulgus, popolo) a lingua della letteratura. Fino ad allora, infatti, era consuetudine che i ceti nobiliari parlassero tra loro in latino e che i libri fossero scritti in latino. Il volgare era la lingua con la quale comunicavano i ceti meno abbienti, nonché quella che si imparava in casa, da bambini. Per questa ragione Dante riteneva il volgare la lingua più naturale. Scrivere un testo in volgare, quindi, significava renderlo accessibile a tutti coloro in grado di leggere e non solo ai ceti colti; inoltre, in un’epoca in cui l’Italia era ancora lontanissima dal divenire uno Stato unificato, Dante pensa a dare valenza a un linguaggio che possa essere comune per tutti. Per spiegare meglio le sue intenzioni egli scrive un trattato, il De vulgari eloquentia (1304-1307), questo sì redatto in latino perché rivolto ai letterati.
Beatrice come personaggio storico è stata identificata con la figlia di un vicino di casa di Dante; dei loro incontri ci narra il poeta nella Vita nova (1294), opera scritta tre anni dopo la morte della giovane. Dante e Beatrice non sono mai stati fidanzati ed entrambi si sposano con altri, tuttavia Dante descrive i loro incontri – che non si può sapere se ci siano stati realmente – assolutamente fortuiti: un saluto per strada quando sono ancora bambini e un breve incontro quando hanno diciott’anni. Dopo la prematura scomparsa di Beatrice, Dante attraversa una profonda crisi, che supera scrivendo questi sonetti che le dedica, ma soprattutto beatificandone la memoria. Nel suo percorso creativo, infatti, anche la figura e il ruolo di Beatrice, musa ispiratrice e colei alla quale ogni parola d’amore è dedicata, subiscono una evoluzione, finché Beatrice diviene una creatura celestiale con la quale il poeta condivide una totale affinità d’animo. Un amore eterno e ideale, l’angelo della purezza che nel Paradiso della Divina Commedia guiderà Dante verso la sapienza assoluta.
La Commedia, o Divina Commedia, è il capolavoro di Dante, considerata l’opera più importante di tutta l’epoca medioevale. Dante ne inizia la stesura nei primi anni del Trecento, appena comincia il suo esilio, pubblicandola a mano a mano che la scrive. La redazione finale si conclude intorno agli anni venti. È composta da tre cantiche, Inferno, Purgatorio, Paradiso, ognuna formata da 33 canti. La storia è quella di un viaggio compiuto dal poeta attraverso i tre regni dell’aldilà, ove egli si immagina ogni volta guidato da un personaggio diverso e durante il quale incontra una serie infinita di figure storiche e mitologiche, in situazioni di pena o beatitudine a seconda del loro vissuto terreno. Il viaggio è in realtà un’allegoria del destino dell’uomo che può raggiungere il bene solo se sceglie di seguire la ragione, rappresentata dal poeta latino Virgilio, o la fede divina, rappresentata da Beatrice.
L’enorme successo riscosso dal poema ha contribuito all’affermazione del volgare fiorentino come lingua italiana.
Sandro Botticelli, Dante Alighieri,1495, Ginevra, collezione privata.
De vulgari eloquentia, edizione del 1577.
Henry Holiday, Dante incontra Beatrice al ponte Santa Trinita, 1883, Walker Art Gallery, Liverpool.
Domenico Michelino, Dante ed i tre regni, 1465, Firenze, Santa Maria del Fiore.