Pier Paolo Pasolini

La vita

Le opere

I temi

Tecniche narrative e linguaggio

L'esperienza cinematografica

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La vita

Pier Paolo Pasolini nasce a Bologna nel 1922. Figlio di un ufficiale dell’esercito di origine bolognese, Carlo Alberto Pasolini, e di Susanna Colussi, una maestra originaria di Casarsa in Friuli, a causa dei frequenti trasferimenti del padre Pasolini trascorre l’adolescenza in diverse città del nord Italia: Parma, Conegliano, Belluno, Sacile, Cremona. In questa situazione di instabilità, accentuata dai rapporti burrascosi con la figura paterna, il suo punto di riferimento è la casa dei nonni a Casarsa, dove la famiglia si reca tutte le estati e dove lo scrittore trascorre i periodi più felici della sua vita. Nel 1944, a seguito del bombardamento della scuola di Casarsa, Pier Paolo e la madre trasformano la loro casa in una scuola gratuita per i ragazzi del luogo. Pier Paolo, che manifesta un particolare interesse per la letteratura, fonda poi insieme ad altri giovani l’“Accademia di Lingua friulana” (Academiuta di lenga furlana), frequentata da ragazzi di quindici-diciassette anni, nella quale si scrivono poesie in friulano, ma si studiano anche il latino, il greco e gli autori contemporanei.
Se Casarsa è il luogo del cuore, Bologna è il luogo degli studi e della formazione culturale di Pasolini: qui frequenta il Liceo Galvani con ottimi risultati che gli permettono di saltare l’ultima classe e di iscriversi, a soli 17 anni, alla Facoltà di Lettere dell’Università. Pasolini segue le lezioni di estetica del famoso storico e critico d’arte Roberto Longhi, frequenta altri giovani intellettuali e si dedica alla composizione di testi letterari e di articoli giornalistici. Nel 1942 viene pubblicata la sua prima raccolta di poesie in lingua friulana intitolata Poesie a Casarsa; nel 1945 si laurea con una tesi su Pascoli e dal 1947 al 1949 ottiene l’incarico di insegnante nella scuola media di Valvasone (Pordenone). In questo periodo, Pasolini si avvicina al Partito Comunista e si interessa di questioni politiche e sociali.
Questa prima fase della vita di Pasolini si conclude nel 1949 quando, a causa di una denuncia per corruzione di minori, dalla quale verrà successivamente assolto, Pasolini è costretto a lasciare l’insegnamento, viene espulso dal Partito Comunista e decide quindi di trasferirsi a Roma con la madre. Si tratta del primo di una serie di scandali che accompagnerà la vita dello scrittore: saranno infatti ben 33 i processi intentati alle sue opere (tutti conclusi con l’assoluzione finale). La dichiarata omosessualità di Pasolini, un vero e proprio scandalo per l’Italia degli anni Cinquanta, sarà all’origine di molte delle controversie legate alla vita e alle opere dello scrittore. Egli si definisce cattolico, comunista e omosessuale, e per la società dell’epoca ognuna di queste definizioni è in assoluto contrasto con le altre due. La coesistenza in Pasolini di questi tre elementi è un segno della sua molteplicità e complessità.
Dopo un primo periodo di serie difficoltà economiche, Pasolini viene reintegrato nella scuola pubblica e può quindi dedicarsi con maggiore serenità alla sua attività letteraria: a questa fase appartengono la raccolta di poesie Le ceneri di Gramsci (1957) e i romanzi Ragazzi di vita (1955) e Una vita violenta (1959).
Negli anni Sessanta Pasolini si dedica al cinema, sia come sceneggiatore che come regista. Nel contesto dei movimenti giovanili del Sessantotto che portano a violenti scontri fra polizia e studenti, Pasolini, in modo apparentemente sorprendente se si considera la sua costante critica al conformismo e all’ipocrisia del mondo borghese, si schiera a favore della polizia: mentre i poliziotti, per lo più di origine proletaria, sono costretti a lavorare, gli studenti possono “permettersi di fare la rivoluzione” perché appartenenti al ceto borghese. In questi anni costante è la sua polemica contro ogni forma di autoritarismo e di potere, che colpisce sia i partiti di governo sia il Partito Comunista, irrigidito in schemi ideologici e strutture burocratiche. La vita di Pasolini viene tragicamente interrotta nella notte tra l’1 e il 2 novembre del 1975 per mano di Pino Pelosi, un ragazzo di borgata di diciassette anni. Nonostante la confessione di omicidio da parte di Pelosi, le cause e le circostanze della morte di Pasolini non sono state mai completamente chiarite.

Le opere

L’esordio letterario di Pasolini avviene nel 1942 con la pubblicazione della raccolta di poesie in dialetto friulano, Poesie a Casarsa.
Sono però gli anni Cinquanta il periodo più prolifico dello scrittore, nel quale vedono la luce le raccolte poetiche La meglio gioventù (1954), Le ceneri di Gramsci (1957) e L’usignolo della Chiesa Cattolica (1958). A questo periodo appartengono anche i due romanzi più celebri di Pasolini: Ragazzi di vita (1955) e Una vita violenta (1959), in cui l’autore rappresenta il sottoproletariato urbano puntando l’attenzione sui ragazzi di borgata che vivono di espedienti e nei quali riconosce la genuinità e la grazia che il mondo borghese ha perduto. Per riprodurre più autenticamente questo mondo, Pasolini utilizza una lingua nella quale si intrecciano italiano e romanesco. Entrambe le opere sono immediatamente al centro di aspre polemiche, per i contenuti considerati osceni.
In ritardo rispetto alla data di composizione vengono poi pubblicati il romanzo Il sogno di una cosa (1962) e le prose narrative Alì dagli occhi azzurri (1965), insieme ad altri scritti minori.
Numerose sono poi le opere narrative, poetiche e teatrali, pubblicate postume, tra cui il romanzo incompiuto Petrolio (1992), che riassume tutti i temi cari allo scrittore.

I temi

Tema principale della produzione letteraria di Pasolini è l’attenzione al mondo popolare, in particolare al sottoproletariato urbano che vive nelle zone periferiche di Roma, visto come polo positivo da contrapporre al conformismo e all’ipocrisia della società borghese. Benché compiano solitamente azioni riprovevoli, i giovani borgatari sono capaci anche di gesti altruistici e generosi di cui è assolutamente incapace la borghesia che mette al primo posto l’avere piuttosto che l’essere.
Pasolini sottolinea inoltre la capacità del mondo borghese di corrompere e assimilare a sé il mondo popolare nel momento in cui questo ha l’illusione di compiere il salto di classe.
È nel Terzo mondo che Pasolini ricerca poi quegli elementi di gioiosa vitalità ormai scomparsi dalla realtà popolare delle borgate.
Centrale è anche la figura materna, presente in molte poesie tra le quali Supplica a mia madre in cui Pasolini chiarisce a se stesso l’intenso e complesso sentimento che lo lega alla madre.
Altro tema ricorrente è quello della morte, che si concretizza nella scomparsa prematura dei giovani protagonisti delle sue opere, motivata dalle condizioni di vita ma anche dalla noncuranza con cui sfidano il pericolo. Questa sfida alla morte può essere considerata come un tentativo di riscattare una vita priva di senso, ma anche, se letta in chiave simbolica, come desiderio del poeta di mantenere i suoi personaggi e se stesso in una giovinezza perenne.

Tecniche narrative e linguaggio

Nei romanzi Pasolini preferisce puntare l’attenzione su una rappresentazione corale piuttosto che su un unico protagonista in modo da offrire un’immagine fortemente realistica del mondo raffigurato.
Utilizza inoltre la tecnica cinematografica del montaggio, che consiste nell’accostare nello stesso capitolo scene ed episodi trascurando la successione cronologica degli eventi.
Nonostante l’intento di dare una rappresentazione oggettiva e realistica dei fatti e dei personaggi, la figura del narratore, che si identifica con l’autore, interviene nel racconto con i suoi giudizi e la sua partecipazione emotiva.
Per far rivivere i ragazzi di borgata nei suoi romanzi con la loro stessa lingua, Pasolini fa largo uso del dialetto romanesco, accostandolo a un italiano di registro medio che prevale nelle parti in cui emerge il punto di vista del narratore con la sua cultura e la sua ideologia.

L'esperienza cinematografica

A partire dagli anni Sessanta Pasolini, pur non abbandonando la produzione letteraria, si dedica al cinema sia come autore di sceneggiature sia come regista. Esordisce alla regia con il film Accattone del 1961, in cui affronta temi legati alla vita del sottoproletariato urbano, ceto sociale già protagonista di alcuni suoi romanzi.
Così come per i suoi scritti, anche le sue opere cinematografiche suscitano diverse polemiche, ma ottengono anche diversi riconoscimenti. Temi centrali dei film di Pasolini sono le condizioni di vita del sottoproletariato urbano, la violenza, il sesso e la prostituzione, che in una commistione di sacro e profano, egli mette in relazione con valori e concetti propri del cattolicesimo.
L’ultimo film diretto da Pasolini è Salò o Le 120 giornate di Sodoma, uscito postumo nel 1976. La pellicola, ambientata all’epoca della Repubblica di Salò, rappresenta la degradazione etica della società, di cui è espressione e simbolo la mercificazione dei corpi e del sesso, che sarebbe divenuta nel corso degli anni sempre più invasiva sotto l’apparenza di una falsa libertà.