L’arte da Augusto a Traiano. La lezione digitale

La storia di Roma e lo sviluppo della sua arte nell'Età imperiale (27 a.C.-476 d.C.) risentono dell'impronta dei singoli imperatori: ciascuno di essi, infatti, porta avanti un programma artistico per celebrare se stesso e la propria stirpe (Gens). 

Chiarirsi le idee. La prima Età imperiale

Appartenente alla Gens Iulia, Cesare Ottaviano (27 a.C.-14 d.C.) chiamato Augusto (dal latino augustus, ‘glorioso’) fu il primo degli imperatori romani. A lui seguirono imperatori appartenenti alla dinastia giulio-claudia: Tiberio (14-37 d.C), Caligola (37-41 d.C.), Claudio (41-54 d.C.) e Nerone (54-68 d.C.). Poi fu la volta della dinastia dei Flavi, non originaria di Roma, con Vespasiano (69-79 d.C.), Tito (79-81 d.C.) e Domiziano (81-98 d.C.). Con Nerva (96-98 d.C) si avviò una nuova modalità di successione per adozione, che porterà al principato di Traiano (98-117 d.C.), con il quale l’Impero raggiungerà la sua massima estensione.

In Età Imperiale l’arte romana conobbe un grande sviluppo perché divenne uno strumento per affermare la superiorità militare e culturale di Roma sui popoli sottomessi: la fondazione di nuove città, le opere architettoniche, i rilievi e le sculture di questo periodo celebrano le imprese degli imperatori romani. Ottaviano promosse un vasto programma culturale volto alla celebrazione di sé e della sua stirpe; egli attuò inoltre un programma di interventi di restauro di edifici pubblici e promosse la costruzione di nuovi templi. Con lui Roma conobbe uno sviluppo urbanistico e monumentale senza precedenti, che proseguì anche sotto l’impero della dinastia giulio-claudia. Con i Flavi, invece, la fioritura culturale della città si legò a importanti realizzazioni di promozione imperiale e pubblica. Con Traiano l’Impero conobbe una condizione di stabilità economica e politica rispecchiata nella monumentalizzazione di Roma e delle colonie.

 

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Dentro l'opera. Il Colosseo

L’Anfiteatro Flavio, detto Colosseo poiché era vicino a una colossale statua dell’imperatore Nerone, è il primo e più grande anfiteatro costruito a Roma. I lavori iniziarono nel 70 d.C. con Vespasiano e si conclusero con Domiziano, che regnò dall’81 al 96 d.C. Ha forma ellittica ed è molto grande: misura circa 190x160 metri, nei due diametri e circa 50 metri in altezza. In facciata si sovrappongono tre diversi ordini architettonici, dal basso verso l’alto troviamo: tuscanico, ionico e corinzio. L’uso di sovrapporre gli ordini è una tradizione consolidata dell’arte romana.
 
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 Durata dell'attività: 20 minuti
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Dentro l'opera. L'Ara pacis 

L’Ara Pacis Augustae (‘Altare della Pace Augustea’) celebra l’imperatore Augusto come garante della pace tra i popoli dell’Impero: il suo impero, infatti, porta stabilità politica e sociale dopo anni di lotte civili per il potere.

Il monumento è costituito da un recinto in marmo, con due aperture, che racchiude un alto podio. Le pareti esterne e quelle interne del recinto sono scolpite a rilievo.

 

Esplora il virtual tour dell'Ara Pacis per un'analisi dettagliata dei soggetti dei rilievi, poi mettiti alla prova con il test interattivo.
 Durata dell'attività: 30 minuti
 
 

Un passo in più. Il ritratto imperiale nella medaglistica

Fin dall’inizio dell’Età imperiale, la moneta divenne uno strumento importantissimo di propaganda politica, attraverso la diffusione a tutti i livelli sociali di immagini ufficiali degli imperatori e della loro famiglia. L’inserimento delle effigi degli imperatori nelle monete ebbe origine con il principato di Augusto e proseguì per tutta la durata dell’Impero.

Nel lato “diritto” (nel recto) era riportato il ritratto di profilo del princeps, di suoi predecessori divinizzati o di membri della famiglia imperiale; il “rovescio” era riservato a immagini di divinità o a personificazioni allegoriche, o a eventi politici e militari che hanno segnato il principato. Il profilo dell’imperatore era spesso arricchito da attributo che ne sottolineavano l’identità o aspetti di tipo ideologico.

Complessivamente, fino al III secolo d.C. le effigi presentavano i caratteri del naturalismo ellenistico ed anche la moneta riproduceva il profilo fisionomico dell’imperatore, per quanto moderatamente idealizzato. Con Diocleziano, la nuova concezione del sovrano, ormai divinizzato, determinò un mutamento dell’immagine imperiale: dovendo mostrare la natura divina del principe, il ritratto subì un processo di astrazione che portò in breve a un’iconografia fissa e spersonalizzata.

 

In molti Paesi del mondo, ancora oggi sulle monete in circolazione sono raffigurati personaggi politici di spicco dello Stato, come sovrani e presidenti. Sapresti citare qualche esempio? Effettua una rapida ricerca in Rete, seleziona tre monete di tre diversi Paesi e descrivi brevemente i soggetti ritratti.