L'impegno per la legalità e la lotta contro le mafie

Il 21 marzo si celebra la Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Dal 1996, ogni anno, in una città diversa, un lungo elenco di nomi scandisce la memoria che si fa impegno quotidiano. Per l'occasione Atlas propone una lezione digitale interattiva per avvicinare ragazze e ragazzi al tema della legalità e per scoprire le iniziative di associazioni e gruppi presenti sul territorio nazionale che operano a sostegno della giustizia.

 

Il sistema giuridico italiano è segnato dal continuo sforzo per contrastare la criminalità organizzata. L'impegno della magistratura è stato fondamentale perché ha permesso, negli anni, di scoprire una vasta rete di rapporti illeciti fra mafie e partiti politici, imprese ed enti pubblici e privati. 

Tuttavia, negli ultimi decenni, un ruolo importante nella lotta contro le mafie è stato svolto dalla società civile, cioè dall'insieme dei cittadini. La realtà più forte in questo senso è senz’altro Libera: una vasta rete di associazioni, cooperative sociali, gruppi e sindacati presenti in tutto il territorio nazionale, che opera attivamente a sostegno della legalità e della giustizia. Questo impegno da parte della popolazione ha un’importanza fondamentale: la criminalità, infatti, prospera facilmente dove prevalgono l’indifferenza, il silenzio e il disinteresse dei cittadini. Più la popolazione è consapevole e, soprattutto, attiva nel contrastare la criminalità organizzata, più il potere di questa si troverà limitato.

 

Un esempio di lotta alla mafia: la rete di Libera

La rete di Libera è nata nel 1995 e comprende più di 1600 realtà: ognuna di esse coordina diversi tipi di attività contro la criminalità organizzata e la corruzione. Una delle più importanti è il riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie: iniziativa che è stata resa possibile attraverso una serie di petizioni popolari lanciate da Libera, che hanno raccolto più di un milione di firme.
Ogni estate Libera organizza campi di volontariato nei quali giovani di tutta Italia partecipano ad attività formative e svolgono attività agricole, di bonifica o di risistemazione dei beni confiscati. Libera inoltre offre assistenza ai famigliari delle vittime delle mafie, ai minori che hanno ricevuto condanne penali, e ai processi contro i boss mafiosi. Promuove campagne nazionali a favore di proposte legislative che possano limitare i fenomeni di corruzione.
Ha istituito, fra le molte attività nel campo dell’educazione, un master universitario a Pisa dedicato allo studio e alla prevenzione della criminalità organizzata e della corruzione. Nel 2020, infine, ha avviato la realizzazione di un centro di documentazione e ricerca su questi fenomeni, comprendente materiale multimediale scritto e audiovisivo fruibile a tutti. Tutte queste attività si inseriscono nel progetto complessivo di infondere alla cittadinanza una vera e propria cultura della legalità e della resistenza alla mafia e alla corruzione.
 

I beni confiscati 

Nel 1982, dopo la morte del deputato Pio La Torre e del prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, fu approvata la legge Rognoni - La Torre, in cui per la prima volta veniva introdotto nel codice penale italiano il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso e prevista la confisca dei beni utilizzati come strumento di profitti illeciti. Il comma 7 del primo articolo della legge stabilisce che “nei confronti del condannato è sempre obbligatoria la confisca delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato e delle cose che ne sono il prezzo, il prodotto, il profitto o che ne costituiscono l’impiego”. 
Successivamente, negli anni Novanta, dopo la stagione delle stragi a stampo mafioso, si è diffusa l'idea di restituire alla comunità le ricchezze accumulate illecitamente dalle mafie. “Le mafie restituiscono il maltolto” era il nome della campagna avviata da Libera nel 1995, con l’obiettivo di raccogliere firme per proporre un disegno di legge per l'introduzione del riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie. La legge, approvata nel 1996, prevede che l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC) o ad altre autorità competenti si occupino della destinazione dei beni confiscati, amministrandoli in attesa del passaggio di gestione.
Proprietà immobiliari, veicoli, aziende, attività commerciali e molto altro: ad oggi, in Italia, i beni confiscati sono oltre 23 mila, di cui più della metà già destinati agli enti locali e pronti per essere riconvertiti in favore della cittadinanza.

 In che modo vengono riutilizzati i beni confiscati alla mafia? Esplora la carta interattiva per scoprire alcuni esempi di riutilizzo sociale dei beni confiscati. 

 Durata dell'attività: 20 minuti

 

 
In gruppo: cercate in Rete progetti di riutilizzo sociale di beni confiscati alla criminalità presenti sul territorio della vostra regione. Scegliete un esempio che ritenete significativo e presentatelo alla classe. Per farlo potete utilizzare uno dei tanti strumenti per la realizzazione di presentazioni multimediali interattive disponibili gratuitamente online, come ad esempio Presentazioni di Google, Canva o Genially. 
 Durata dell'attività: 50 minuti
 

©Istituto Italiano Edizioni Atlas
Materiali a cura di Sergio Zaninelli e Claudio Cristiani, autori del corso di Storia Quando è Storia (Atlas 2022). Coordinamento: S. Gadda. Redazione e attività operative: G. Baccanelli.
Immagini: 
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