L’arte della Controriforma. La lezione digitale
Con la convocazione del Concilio di Trento (1545-1563) si avvia la Controriforma cattolica, in risposta alle sfide poste dalla Riforma protestante. Si tratta di una mobilitazione spirituale e organizzativa di ampio respiro, alla quale anche l’arte è chiamata a partecipare. La pittura risponde con la coinvolgente espressività delle scene sacre di Federico Barocci e la sobria ritrattistica di Giovan Battista Moroni, mentre Jacopo Barozzi da Vignola traccia il modello per la nuova architettura religiosa.
Che cosa chiede all’arte la Chiesa della Controriforma? Tanto per cominciare di continuare a raffigurare la realtà del divino, a realizzare immagini sacre, respingendo ogni velleità iconoclasta protestante. L’arte sacra è poi chiamata a educare i fedeli, mediante l’illustrazione delle Sacre Scritture e delle verità teologiche definite dai decreti conciliari, in opere non solo rigorosamente conformi agli insegnamenti ecclesiastici ma anche dotate di una efficace carica patetica.
Dentro l'opera. La Camera di Amore e Psiche di Giulio Romano.
Tra le varie stanze affrescate di Palazzo Te, ciascuna con un tema e uno stile propri ma accomunate dall’intento illusionistico e teatrale, vi è quella intitolata ad Amore e Psiche in cui sono raffigurati amori umani e divini.
Come scultore, Bartolomeo Ammannati seguì la lezione di Michelangelo Buonarroti collaborando all’arredo urbano di Piazza della Signoria. Tra il 1563 e il 1575 eseguì la Fontana del Nettuno, dove il plasticismo della divinità marina fa da contraltare alla stilizzata eleganza delle figure bronzee che circondano la vasca.
Tra le “Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori” a cui si dedicò Giorgio Vasari, da Cimabue a Vasari stesso, non ha l’onore di comparire quella di Benvenuto Cellini. Nella seconda edizione delle Vite (1568) il Vasari gli dedica poche anche se lusinghiere righe all’interno di una rassegna di artisti viventi, giustificando la scelta con il fatto che Cellini aveva già provveduto a scrivere da sé la propria vita: “non ne dirò qui altro, atteso che egli stesso ha scritto la vita e l’opere sue”. In effetti, quando Vasari scrive queste parole, Cellini aveva già dettato una corposa autobiografia dal tono chiaramente apologetico.
Nelle pagine della Vita di Benvenuto di Maestro Giovanni Cellini fiorentino, scritta, per lui medesimo, in Firenze, tra il 1558 e il 1566, l’artista racconta con dovizia di particolari tutta la vicenda collegata alla realizzazione del Perseo, dai difficili rapporti con il Duca committente alle problematiche tecniche. .
- Basandoti sul testo della Vita (scaricabile nell’edizione Einaudi dal sito www.letteraturaitaliana.net) e con l’aiuto dell’insegnante di lettere, ricostruisci la vicenda del Perseo ed esponila in un breve saggio destinato alla scuola.