Fai sbocciare la poesia: Eugenio Montale
La tarda Antichità. La lezione digitale
La crisi dell’Impero matura con la fine della dinastia dei Severi. All’anarchia militare e al rafforzamento dell’autonomia delle aree periferiche si aggiungono la minaccia delle popolazioni barbariche ai confini e la crisi economica e sociale. Anche il carattere divino dell’autorità imperiale viene messo in discussione dall'affermarsi di forme di spiritualità orientale nei territori imperiali, che minano gli stessi fondamenti dello Stato. Con Diocleziano, il governo tetrarchico rinsalda l’Impero, ma crea i presupposti per la divisione, con Teodosio, tra Impero Romano d’Oriente e d’Occidente. In questo contesto si definisce l’arte tardoantica, i cui caratteri principali sono l’antinaturalismo, l’anticlassicismo e il simbolismo, cui corrispondono composizioni semplificate e forme più sintetiche, espressione di un’arte detta plebea.
Chiarirsi le idee. Tra Antichità e Medioevo
Tra il III e il IV secolo nell’Impero si moltiplicano le città sede di rappresentanza e le capitali, spostate da Roma presso le incerte zone di frontiera. Ciò porta alla costruzione di numerosi nuovi edifici pubblici: ogni capitale emula Roma, riproducendone i modelli palaziali. La mole degli edifici viene esaltata da masse ricurve e in movimento, con effetti di illusionismo spaziale.
Con il Palazzo di Diocleziano a Spalato, si avvia la costruzione di grandi residenze imperiali lontane da Roma, in genere fortificate, che comprendono terme, biblioteche, edifici per lo spettacolo e per il culto. Cinto da poderose mura, il palazzo si presentava come un nucleo urbano, di cui riprendeva l’idea del rapporto cardo-decumano.
In ambito scultoreo, si afferma definitivamente una tendenza antinaturalistica. Lo si vede nei rilievi costantiniani nell’omonimo arco di trionfo, accostati ad altri di spoglio di periodi precedenti, a riprova della frantumazione culturale ma anche della capacità sincretica dell’arte del tempo. Nei ritratti di Commodo, ultimo esponente della dinastia antoniniana, compaiono
citazioni visionarie provenienti dall’Oriente, in chiave anticlassica; coi Severi, la crisi della concezione classica dell’arte relega su un piano marginale il naturalismo e l’equilibrio formale; tuttavia, il ritratto di Caracalla stupisce per l’incisività dei tratti, che ben si legano al potere assolutistico dell’imperatore. Nel gruppo scultoreo dei Tetrarchi, gli imperatori perdono connotati realistici, apparendo uomini propensi all’azione. Con Teodosio, l’arte vive un ennesimo ritorno al classicismo, pur presentando caratteri antinaturalistici.
Dal III secolo d.C. alla fine dell’Impero i dipinti murali si fanno meno frequenti, ma si diffondono ovunque i mosaici. Le decorazioni musive pavimentali coprono interamente la superficie disponibile con scene dilatate. Una applicazione del rivestimento ornamentale di pavimenti e pareti è l’opus sectile, ottenuto accostando lastre sagomate in marmo o altri materiali (crustae).
Con il Palazzo di Diocleziano a Spalato, si avvia la costruzione di grandi residenze imperiali lontane da Roma, in genere fortificate, che comprendono terme, biblioteche, edifici per lo spettacolo e per il culto. Cinto da poderose mura, il palazzo si presentava come un nucleo urbano, di cui riprendeva l’idea del rapporto cardo-decumano.
In ambito scultoreo, si afferma definitivamente una tendenza antinaturalistica. Lo si vede nei rilievi costantiniani nell’omonimo arco di trionfo, accostati ad altri di spoglio di periodi precedenti, a riprova della frantumazione culturale ma anche della capacità sincretica dell’arte del tempo. Nei ritratti di Commodo, ultimo esponente della dinastia antoniniana, compaiono
citazioni visionarie provenienti dall’Oriente, in chiave anticlassica; coi Severi, la crisi della concezione classica dell’arte relega su un piano marginale il naturalismo e l’equilibrio formale; tuttavia, il ritratto di Caracalla stupisce per l’incisività dei tratti, che ben si legano al potere assolutistico dell’imperatore. Nel gruppo scultoreo dei Tetrarchi, gli imperatori perdono connotati realistici, apparendo uomini propensi all’azione. Con Teodosio, l’arte vive un ennesimo ritorno al classicismo, pur presentando caratteri antinaturalistici.
Dal III secolo d.C. alla fine dell’Impero i dipinti murali si fanno meno frequenti, ma si diffondono ovunque i mosaici. Le decorazioni musive pavimentali coprono interamente la superficie disponibile con scene dilatate. Una applicazione del rivestimento ornamentale di pavimenti e pareti è l’opus sectile, ottenuto accostando lastre sagomate in marmo o altri materiali (crustae).
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A che punto sei? Mettiti alla prova con il test interattivo. ➲ Durata del test: 10 minuti
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Dentro l'opera. L'Arco di Costantino
Nel 312 d.C. Costantino, proclamato imperatore dai suoi soldati, riconquistò Roma a seguito della vittoria su Massenzio al Ponte Milvio. Per celebrare l’evento, nel 315 il Senato decise di erigere quello che si rivelò l’ultimo arco di trionfo dell’Impero, esaltando il condottiero come liberator urbis et fundator quietis (‘liberatore della città e pacificatore’). L’imponente costruzione è caratterizzata dalla presenza di rilievi che celebrano la gloria di Roma, accostati a frammenti e rilievi provenienti da edifici più antichi. L’arco ha tre fòrnici e presenta, su ciascuna delle due facciate, quattro colonne corinzie appoggiate su piedistalli e concluse, in alto, da statue a tuttotondo di prigionieri daci.
Guarda il video L'Arco di Costantino, dopodiché mettiti alla prova con il test interattivo.
☉ Durata dell'attività: 20 minuti
Un passo in più. Mosaici in terra d'Africa
Verso la fine del periodo imperiale i mosaici trovano grande spazio come strumento decorativo delle ville romane, non solo a Roma. In Tunisia, nel Museo del Bardo, si conservano numerosissimi reperti dell’antichità romana, tra i quali una ricchissima collezione di mosaici risalenti soprattutto al periodo tra il II secolo d.C. e l’Età tardo-imperiale. Sono mosaici policromi, dalla tecnica e dal gusto raffinati. Molti sono popolati da soggetti mitologici, altri illustrano scene marine o di caccia, di animali e del circo. Ricchissimo è anche il repertorio di decorazioni che accompagnano le scene, con figurazioni geometriche o floreali. Questi mosaici sono espressione del prestigio e del ruolo importante giocato dai proprietari terrieri della regione, che non vogliono essere da meno degli aristocratici in Italia e a Roma, sia sul piano economico sia su quelli politico e culturale. Peraltro, le rappresentazioni nei mosaici di anfiteatri, teatri, circhi ben documentano la ricchezza di queste strutture nella Tunisia romanizzata. Gli storici romani ci raccontano di una terra fertile, straordinariamente ricca di distese di grano e di frutti. E infatti, i mosaici raffigurano i lavori agricoli,, le attività di pesca, e poi animali, selvatici o di fattoria, che contribuiscono alla prosperità di questi territori.
Esplora la carta interattiva per scoprire di più sui mosaici romani in terra d'Africa.
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