L'arte ellenistica. La lezione digitale

La fase culturale e artistica chiamata comunemente “Ellenismo” si estende dalla morte di Alessandro Magno, avvenuta nel 336 a.C., al 31 a.C., anno della conquista da parte dei Romani dell’Egitto, ultimo regno ellenistico. Il termine deriva dal greco hellenìzein ('parlare greco'), fu coniato nell’Ottocento e indica l’espansione della cultura e dell’arte greche verso le regioni orientali in seguito alle conquiste di Alessandro. In questi tre secoli si assiste all'ascesa delle città orientali (Alessandria d'Egitto, Pergamo, Antiochia, Rodi) come nuovi centri di promozione e diffusione della cultura greca, che assume così una dimensione internazionale.

 

Chiarirsi le idee. Tra spettacolarità e realismo

L’arte ellenistica interpreta e porta a compimento la crisi dei valori della società greca avviata nel IV secolo a.C.: i suoi interpreti si rifugiano sempre di più in una dimensione individualistica. Sia in architettura che in scultura gli artisti ricercano soluzioni dinamiche ed effetti spettacolari, strumenti di potere in mano ai monarchi assoluti. Luogo privilegiato di espressione è infatti la corte, dove si trova una committenza raffinata e facoltosa. Alla sensibilità classica per l’equilibrio e la bellezza, subentra un’esigenza di sfarzo fine a se stesso attraverso il virtuosismo tecnico. L’arte ellenistica diventa un’arte di rielaborazione: i modelli e il linguaggio dell’Arte classica vengono reinterpretati e declinati liberamente, manifestando l’esibizione di un forte realismo, espressione del senso drammatico dell’esistenza.

 

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Dentro l'opera. La Venere di Milo

Venere, l’Afrodite greca, simbolo della bellezza e dell’amore, è stata uno dei soggetti prediletti dall’antichità. Rinvenuta sull’isola di Milo, nelle Cicladi, la Venere di Milo è uno dei pochi originali ellenistici che sono arrivati a noi. Appartiene alla fase classicista dell’Ellenismo, infatti si rifà all’Afrodite Cnìdia di Prassitele (IV sec. a.C). È composta da due pezzi, uniti all’altezza della veste avvolta sui fianchi. Gli effetti di movimento, la cura dei dettagli e l’imperturbabilità del viso fanno collocare l’opera tra il II e il I sec. a.C.
 
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 Durata dell'attività: 10 minuti
 
 
 

 Un passo in più. Laocoonte raccontato da Virgilio

Ci sono alcune opere destinate a rimanere per sempre nell’identità culturale e nell’immaginario di alcuni popoli. Oltre alla bellezza estetica, che rimane soggettiva, questo avviene quando l’arte riesce a rendersi immagine tangibile di una storia nota, che tutti hanno immaginato e di cui, in un certo senso, si sono sentiti parte, anche solo per discendenza storica. Questo accade, per esempio, con il Laocoonte, complesso gruppo marmorea realizzato a Rodi nella seconda metà del I secolo a.C. e attribuito a tre artisti operanti nella stessa bottega: Agesàndros e i figli Athenoròros e Polydòros.

L’episodio che vede protagonista Laocoonte è narrato nel ciclo epico della guerra di Troia, ripreso poi successivamente nell’Eneide dal poeta Virgilio.

Leggi la traduzione dei versi virgiliani e, dopo aver ripassato i caratteri stilistici della scultura, ispirati ai dettagli letti e rappresentati e prova a scrivere un breve testo in prima persona immedesimandoti nella figura di Laocoonte.
 
 

Un passo in più. Le tombe rupestri di Petra

L’architettura ellenistica manifestò una certa monumentalità. Ciò riguardò anche gli edifici funerari legati al culto di personaggi regali, che venivano elevati al rango di divinità. In taluni casi, persino la camera funeraria veniva annunciata da portici ed esedre. Numerosi esempi di queste tipologie di sepoltura si trovano nel Vicino Oriente, in particolare a Cirene e a Petra. La città di Petra, oggi nella Giordania meridionale, era situata in una valle protetta da alture rocciose, accessibile soltanto attraverso angusti percorsi. Il suo periodo di massimo splendore fu quello tardo ellenistico. A Petra sono molti gli edifici scavati nelle montagne: abitazioni, terme, templi, teatri, magazzini e mausolei emergono dalla roccia con le facciate modellate in prònai, colonne corinzie, edicole ed esedre decorate a rilievo. In particolare, le sepolture sono composte da uno o più vani ipogèi. Tra le più note si segnalano l’edificio detto Tesoro del Faraone (el-Khazneh Firaun) realizzato tra il 9 a.C. e il 40 d.C., e il cosiddetto Monastero (al-Deir), edificato tra il II e il I secolo a.C., di dimensioni grandiose (50 metri di larghezza e 45 di altezza). La facciata che cela la sala interna un tempo era introdotta da un cortile colonnato. Queste costruzioni ben rappresentano il linguaggio architettonico dell’Ellenismo, che applica con libertà assoluta elementi classici come colonne addossate, paraste, trabeazioni, capitelli, basa-menti, nicchie e finestre cieche.
Esplora la carta interattiva per scoprire uno degli esempi più straordinari di architettura ellenistica.
 
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