L'arte italica ed etrusca. La lezione digitale

Dall’Età del ferro (I millennio a.C.) si stanziano nella penisola italica popoli nuovi, differenziati per lingua e tradizioni culturali, che, tuttavia, presentano dei caratteri comuni: vivono in insediamenti stabili di piccole e medie dimensioni, cremano i defunti e depongono le ceneri in urne interrate, effettuano scambi con le altre popolazioni italiche e con i Greci. Queste popolazioni diedero vita a entità statali spesso federali, con centri che si trasformarono gradualmente da vasti villaggi a realtà urbane ben organizzate.

Tra queste, spicca la civiltà etrusca, sviluppatasi a partire dal IX sec. a.C. nella regione compresa tra i fiumi Arno e Tevere, in continuità con la cultura villanoviana. C’è un’aura di mistero che da sempre avvolge la civiltà etrusca: a lungo si è pensato che provenissero dall’Oriente, accreditando l’ipotesi del greco Erodoto (V sec a.C.). In realtà, essi si sono evoluti nel contesto delle culture della penisola, accogliendo, sia nella lingua che nell’arte, apporti greci, orientali e italici, fino a poi ottenere una piena autonomia.

 

Chiarirsi le idee. L'arte italica

Fino alla tarda Età del bronzo (II millennio a.C.) i gruppi stanziati nella penisola italiana mostrano una notevole arretratezza culturale e un’organizzazione non paragonabile a quella degli altri popoli del Mediterraneo orientale. Con l’Età del ferro prende avvio la trasformazione delle culture dell’Italia protostorica in popoli dall’identità definita.

Nel Nord Italia la cultura è influenzata da contatti con l’Europa centrale ed emergono Celti, Camuni, Liguri e Veneti; nel Centro Italia dalla cultura villanoviana si sviluppa la civiltà etrusca, mentre vanno ricordati anche Umbri, Sabini, Latini, Volsci ed Equi. Nel Sud Italia, invece, la cultura è influenzata dai rapporti con le colonie greche; tra le numerose civiltà di questo territorio ricordiamo Iàpigi, Lucani, Siculi e Sicani.

L’arte dei popoli italici riflette la frammentazione caratterizzante il territorio. Tra l’VIII sec. a.C., periodo in cui iniziano a definirsi le caratteristiche delle singole popolazioni, e il I sec. a.C., quando sulla penisola si afferma il completo dominio di Roma, i diversi popoli italici esprimo un’arte che possa essere utile alle emergenti richieste del loro contesto socio-culturale, differenziandosi con caratteristiche peculiari da zona a zona.
 
Fai il punto sui popoli italici nell'Età del ferro con la presentazione multimediale. 
A che punto sei? Mettiti alla prova con il test interattivo.   Durata del test: 10 minuti
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Dentro l'opera. Il Guerriero di Capestrano

Sul territorio appenninico, a margine degli stanziamenti di popolazioni picene e umbro-sabelle, nel 1934 fu rinvenuta una grande statua nota come Guerriero di Capestrano, una scultura in calcare con parti in rilievo, dipinte di colore rosso. La statua, scolpita in pietra locale, ha dimensioni monumentali: misura infatti 223 centimetri di altezza. L’opera risale al IV sec. a.C. e ritrae probabilmente un capo tribù; l’inquadramento nei pilastri laterali che la sorreggono lasciano pensare che la statua sia stata è stata concepita per le sole visioni frontale e posteriore. Incisi su di essa sono leggibili i nomi dell’autore, Aninis, e del committente, il re Nevio Pompuledio.

Alla luce delle conoscenze acquisite, osserva con attenzione l'immagine 360°, poi mettiti alla prova con il test interattivo.
 Durata dell'attività: 20 minuti

 

 

 

Passato e presente dialogano nell’incontro tra il Guerriero di Capestrano, icona della scultura arcaica italica, e l’artista contemporaneo Mimmo Paladino, il cui stile ricco di segni e forme geometriche rievoca mondi arcaici e fantastici.

Scarica l'approfondimento e scopri di più sul legame tra il Guerriero di Capestrano e Mimmo Paladino.

 

 

Chiarirsi le idee. L'arte etrusca

L’arte etrusca, pur nella commistione di stili da cui si fece influenzare, si caratterizzò per un linguaggio realista, immediato ed espressivo. Tendeva alla ripetizione di forme stilizzate, con composizioni talvolta disorganiche. Nell’arte degli Etruschi, quindi, non si trovano gli intenti teorici di quella greca, ma la produzione di dipinti e manufatti resta vincolata a formule ricorrenti e alla memoria di tecniche consolidate. Sono assenti anche la ricerca psicologica e l’attenzione per le emozioni individuali, ma viene trasmessa potentemente una visione cupa della morte.

Gli Etruschi furono abili produttori di piccoli oggetti, distinguendosi nella lavorazione dei metalli (ferro, rame, oro), nella fusione del bronzo e nell’invenzione del bucchero per la produzione di vasi dalla superficie nera lucida. L’arte etrusca ebbe massima fioritura attorno al VI sec. a.C., quando entrò in contatto con le colonie ioniche della Magna Grecia.
 
Fai il punto sull'arte degli Etruschi con la presentazione multimediale. 
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Dentro l'opera. La Chimera di Arezzo

La Chimera fu ritrovata ad Arezzo nel 1553 durante la costruzione delle fortificazioni medicee, e portata a Firenze, dove entrò a far parte della collezione di Cosimo de’ Medici. Fu restaurata due volte: all’intervento rinascimentale va riferita la ricomposizione delle zampe di sinistra dell’animale, mentre a quello neoclassico la ricostruzione e il posizionamento della coda. L’animale mitologico è raffigurato in posizione d’attacco, colto in un momento di forte tensione e dinamismo. È un’opera emblematica della capacità etrusca nella lavorazione del bronzo, tanto da connotarla di un’incredibile accentuazione espressiva.
 
Guarda il video sulla Chimera di Arezzo, poi mettiti alla prova con il test interattivo.
 Durata dell'attività: 20 minuti
 
 
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