Il Futurismo. La lezione digitale
Nato come fenomeno letterario ad opera di Filippo Tommaso Marinetti, il Futurismo coinvolge anche scultori e pittori. In particolare, la pittura futurista instaura una stretta relazione con il Cubismo, da cui riprende il concetto della moltiplicazione dei punti di vista; allo stesso tempo se ne differenzia per l’uso di colori violenti e contrastanti, più adeguati a restituire il caos, la velocità e il dinamismo caratteristici dei loro soggetti prediletti: le macchine, la città e la vita dei locali notturni.
Chiarirsi le idee. Un'arte totale
Il Futurismo si può considerare il più importante movimento artistico italiano del primo Novecento.
Gli esponenti di questa corrente si pongono in polemica con la cultura del proprio tempo e auspicano un “futuro” moderno, nel quale a farla da padrone siano i princìpi del progresso e del dinamismo. Si tratta di un movimento ampio che racchiude sotto lo stesso nome varie esperienze in diversi ambiti culturali: dalla letteratura alla pittura, dalla musica alla danza; per ogni disciplina viene stilato un “manifesto” programmatico che ne definisce i punti salienti.
In pittura, i Futuristi rifiutano la prospettiva tradizionale, teorizzando la moltiplicazione dei punti di vista per descrivere il rapporto dinamico di un oggetto nello spazio e permetterne una visione simultanea. Inoltre, adottano colori violenti e contrastanti per accentuare un’impressione di continuo movimento.
Figura cardine del Futurismo è Umberto Boccioni, che aderisce a questo movimento nel 1909. I motivi centrali della sua poetica pittorica sono una concezione dell’opera come sintesi tra ricordo e osservazione della realtà e la definizione di un punto focale centrale da cui si sprigiona un vortice di colore ed energia (La città che sale, 1910, Stati d’animo, 1911). In scultura Boccioni scompone il soggetto in piani sintetici, fa uso di materiali diversi e definisce la possibilità di creare una forma aperta, fusa con l’ambiente circostante.
Tra gli altri protagonisti del Futurismo ricordiamo: Gino Severini, la cui pittura si concentra sullo studio dei fenomeni dinamici come la danza e il flusso delle onde luminose; Carlo Carrà, che sperimenta il collage e si concentra sull’analisi della vita borghese di Milano e sugli scontri sociali e politici; Giacomo Balla, che nelle sue opere analizza i moti luminosi e si dedica a ricerche ottico-percettive sulla resa del movimento; Antonio Sant’Elia, principale rappresentante dell’architettura futurista, che si dedica a progetti quasi fantascientifici.
Dentro l’opera. Boccioni, Forme uniche della continuità nello spazio
Tra le opere scultoree più celebri del Futurismo troviamo Forme uniche della continuità nello spazio (1913), di Umberto Boccioni, un bronzo di dimensioni modeste probabilmente raffigurante un atleta in marcia. La luce, colpendo gli andamenti curvilinei delle superfici, scandisce i volumi creando un ondeggiamento della figura, che appare così in movimento. Uno degli elementi di rinnovamento formale riguarda però la rottura del basamento unitario, statico e celebrativo, in due supporti distinti.