La pittura in Età romantica. La lezione digitale
La pittura in Età romantica abbraccia emozioni, individualismo e un forte legame con la natura. Superando gli ideali razionali e formali del Neoclassicismo, l’arte romantica riflette il desiderio di esplorare l’inconscio, l’irrazionale e il fantastico. Manifestandosi attraverso una varietà di stili, la pittura romantica condivide il comune intento degli artisti di esprimere la complessità umana e l’esperienza emotiva. William Turner, Eugène Delacroix e Caspar David Friedrich emergono come figure chiave, contribuendo a plasmare un periodo artistico che celebra la libertà creativa e l’espressione individuale.
Chiarirsi le idee. L’arte come specchio dell’inquietudine umana
L’Età romantica nell’arte si configura come una risposta vigorosa e appassionata alle tumultuose trasformazioni politiche e tecnologiche che caratterizzarono il periodo postrivoluzionario. In contrasto con l’ordine e la razionalità del Neoclassicismo, il Romanticismo pone la sua attenzione sulla sensibilità, privilegiando il sentimento e cercando l’unicità in ogni forma espressiva. Questo movimento artistico si fa specchio dell’inquietudine sociale, affrontando la fragilità e l’impotenza umana di fronte all’immensità del cambiamento.
I generi prediletti dagli artisti romantici sono il ritratto e l’autoritratto, la pittura di paesaggio e la pittura di storia.
Il concetto di sublime, che sottolinea la fragilità dell’essere umano di fronte alla potenza della natura, è esemplificato nelle opere di Caspar David Friedrich, come nel suo Viandante sul mare di nebbia, che cattura la solitudine umana e la grandezza della natura.
William Turner, con opere come Pioggia, vapore e velocità, esplora il sublime attraverso paesaggi dinamici, rendendo gli effetti atmosferici con una maestria senza pari.
John Constable trasmette nelle sue opere serenità e connessione emotiva con la terra: nei suoi paesaggi, il contenuto affettivo, sentimentale e soggettivo si sovrappone alla descrizione oggettiva della realtà.
I francesi Théodore Géricault, attraverso i suoi emarginati e opere di grande impatto come La zattera della Medusa, e Eugène Delacroix, di cui ricordiamo La Libertà guida il popolo e La morte di Sardanapalo, esprimono il turbamento umano e coinvolgono emotivamente lo spettatore in opere di denuncia contro le ingiustizie del tempo.
In Italia, Francesco Hayez si inserisce nel contesto del Risorgimento con opere a soggetto storico nelle quali l’autore inserisce importanti rimandi alla storia contemporanea italiana, come nelle tele Pietro Rossi prigioniero degli Scaligeri e Il bacio.
In Inghilterra il Romanticismo si esprime nella Confraternita Preraffaellita, fondata nel 1848 con l’intento di rinnovare la pittura inglese dalle artificiosità della pittura accademica. Del gruppo fanno parte artisti di spicco quali Dante Gabriel Rossetti, John Everett Millais, Edward Burne-Jones e William Holman Hunt. Questi artisti cercano di rivitalizzare l’arte attraverso una rituale esaltazione della natura, un’attenzione scrupolosa ai dettagli e una pittura di grande precisione.
Dentro l’opera. Friedrich, Viandante sul mare di nebbia
Viandante sul mare di nebbia di Caspar David Friedrich, capolavoro del Romanticismo, traduce la potente espressione emotiva e la profonda connessione con la natura proprie di questo periodo artistico. Friedrich offre uno scenario affascinante e malinconico in cui un viandante, solo di fronte a un paesaggio ammantato dalla nebbia, diventa il fulcro di riflessioni sulla condizione umana e la maestosità della natura.
La figura del viandante, in primo piano, si staglia contro il paesaggio nebbioso, creando fin da subito un netto contrasto tra la fragilità umana e l’immensità della natura. Quest’opera può essere letta come una metafora della vita umana, con il viandante che si avventura nell’ignoto a simboleggiare il percorso esistenziale di ciascun individuo.
La nebbia, densa e avvolgente, contribuisce a creare un’atmosfera di incertezza e suggestione, sottolineando i temi romantici dell’inconoscibile e del sublime. Friedrich utilizza la luce e l’ombra per accentuare l’effetto drammatico della scena, dando vita a un’opera che trascende la mera rappresentazione paesaggistica, raggiungendo una dimensione quasi spirituale.
Dentro l'opera. La zattera della Medusa di Géricault
La zattera della Medusa di Théodore Géricault affronta la tragedia umana e il caos della sopravvivenza a un naufragio. L’opera si ispira a un fatto di cronaca, il naufragio della fregata Medusa del 1816 al largo delle coste africane: degli oltre quattrocento passeggeri, molti furono ospitati nelle scialuppe di salvataggio, mentre centocinquanta furono caricati su una zattera trainata con una fune. Quando fu chiaro che la zattera avrebbe rallentato e forse compromesso il viaggio della piccola flotta, la fune fu recisa e la zattera vagò per tredici giorni in mare aperto, finché fu avvistata e salvata da un brigantino di passaggio. Il pittore ha scelto di raffigurare il momento in cui i superstiti si protendono verso l’orizzonte per essere avvistati.
La scena è ritratta con crudo realismo e con un approccio chiaroscurale che ne accentua la drammaticità, mettendo in risalto la sofferenza e la disperazione dei naufraghi sulla zattera.
Dal punto di vista cromatico, Géricault utilizza una tavolozza di tonalità terrose e fredde, contribuendo a creare un’atmosfera di desolazione e tragedia. Tuttavia, la luce che colpisce la scena conferisce un effetto quasi teatrale, mettendo in risalto la fatica e l’agonia dei sopravvissuti.
La composizione stessa della zattera, affollata di corpi morenti e di disperati, trasmette un senso di caos e disperazione. Géricault dispone in modo magistrale le figure umane per enfatizzare il senso di agonia collettiva, mentre la diagonale inclinata della zattera amplifica il dinamismo e l’instabilità della situazione.
Un passo in più. Dall'autoritratto al selfie
In epoca romantica l’artista percepisce un contrasto tra il suo mondo, quello dei valori dell’anima e dei sentimenti, e la razionale società borghese ottocentesca fondata, invece, sui valori di mercato e utilitarismo. Questo conflitto con il mondo genera nell’artista romantico un senso di estraneità e di distacco rispetto agli altri uomini che lo porta ad affermare con orgoglio la propria diversità. Convinto che la sua originalità si fondi sull’acuta sensibilità che possiede, rivendica la piena libertà a esistere ed esprimersi.
Nasce così la figura del “genio” romantico: un uomo di grandi doti creative e interiori, passionale, inquieto e costretto a una solitudine che favorisce la creazione, a un’infelicità che è conseguenza della sua diversità.
Questa nuova coscienza di sé, che anima l’artista romantico, trova la sua espressione emblematica negli autoritratti: opere che rafforzano l’immagine dell’artista come figura eccentrica e anticonformista, come genio creativo, solitario e malinconico, spesso incompreso ma fiero della propria libertà spirituale.
Da questo momento in avanti, quello dell’autoritratto è un genere che trova grande fortuna e che si evolve nel tempo, facendosi portatore di volta in volta della nuova coscienza artistica; declinato in molteplici forme, oggi arriva a uno dei suoi esiti più estremi: il selfie.
Scopri di più sulla storia dell’autorappresentazione artistica con il percorso digitale Dall’autoritratto al selfie.