Verso il Romanticismo. La lezione digitale
La stagione che anticipa il Romanticismo in arte ne porta già le prime manifestazioni, sia nell’estetica che nelle tematiche, si parla per questo di Preromanticismo. Negli ultimi decenni del XVIII secolo emergono esperienze artistiche e culturali che privilegiano, anziché la ragione, la sensibilità, l’immaginazione, l’interiorità e la libertà espressiva.
Chiarirsi le idee. La linea preromantica
Fiorito nel periodo di transizione tra il XVIII e il XIX secolo, il Preromanticismo si contrappone al rigido formalismo neoclassico, abbracciando una maggiore libertà espressiva. Discostandosi dall’approccio razionale e ordinato del Neoclassicismo, questa tendenza artistica apre la strada a un’esplorazione delle emozioni umane e della natura che privilegia l’interiorità.
In questo contesto, l’opera di Johann Heinrich Füssli assume un ruolo centrale, portando avanti una ricerca del “bello sublime” attraverso rappresentazioni che oscillano tra il fantastico e l’incubo. La sua attività artistica esplora le profondità dell’immaginazione, anticipando il gusto romantico per il misterioso e l’inquietante.
Capisaldi della linea preromantica sono poi il francese Jean-Auguste-Dominique Ingres e lo spagnolo Francisco Goya.
L’opera di Ingres, si pone a metà tra Neoclassicismo e Romanticismo, poiché fonde i caratteri tipici di una rappresentazione idealizzata con quelli di una rappresentazione realistica. Il suo genere prediletto fu il ritratto, nel quale il pittore riuscì a coniugare precisione realistica e penetrazione psicologica.
La pittura di Goya si fonda sulla centralità del mondo interiore e sulla libertà espressiva dell’artista. La sua produzione si caratterizza per la presenza di due distinti orientamenti: da una parte le pitture “chiare”, legate alla vita ufficiale dell’artista, conformi alla tradizione e aperte al gusto del pubblico; dall’altra le pitture “scure”, espressione della sua vita privata isolata e sofferente, popolata dai fantasmi dell’inconscio dell’autore. Esempi estremi di questo secondo filone sono le “pitture nere”, in cui toni cupi e immagini inquietanti danno forma alle visioni interiori più allucinate e disperate della sua arte.
Dentro l’opera. Il 3 maggio 1808 a Madrid di Goya
L’opera Il 3 maggio 1808 a Madrid di Francisco Goya è un capolavoro intriso di drammaticità e protesta. L’opera raffigura un episodio storico: la fucilazione, avvenuta nella notte tra il 2 e il 3 maggio 1808 a Madrid, dei popolani e contadini che si erano ribellati all’invasione francese da parte delle truppe di Napoleone. Dipinto nel 1814, questo quadro costituisce una riflessione spietata sugli uomini in guerra. Goya imposta uno straordinario schema compositivo, che vede al centro della scena un uomo in abiti chiari con le braccia spalancate, simbolo dell’innocenza e della vulnerabilità dell'individuo di fronte alla violenza di Stato. La luce è un elemento cruciale, che enfatizza il contrasto tra la vittima illuminata e i soldati in uniforme scura che eseguono l’ordine. La tavolozza di Goya, dominata da tonalità scure e terrose, contribuisce a creare un’atmosfera cupa e carica di tensione. La scelta dei colori, insieme alla pennellata decisa, amplifica l’espressione della disperazione e della tragedia, comunicando efficacemente l’orrore dell’evento.