La Toscana ai tempi del Magnifico. La lezione digitale

La Toscana ai tempi del Magnifico attraversa una fase di pace e stabilità politica e si attesta come il fulcro culturale e artistico della penisola italiana, grazie all'influsso culturale della corte medicea e all'azione di Lorenzo il Magnifico. Tra abilità diplomatica e inedito mecenatismo, il Signore di Firenze pone le basi per quella che sarà considerata la stagione aurea dell'arte toscana. Profonde influenze neoplatoniche, botteghe in fermento e grandi artisti, il mecenatismo di Lorenzo contribuisce al consolidamento e alla diffusione del linguaggio rinascimentale in tutta la penisola.

 

Chiarirsi le idee. Stabilità politica e primato culturale

Dalla metà del Quattrocento la famiglia de' Medici consolida la sua posizione egemonica a Firenze e nella Toscana. Sia per ragioni politiche sia per interesse umanistico Lorenzo de' Medici, detto il Magnifico, riuscì a promuovere le arti commissionando moltissime opere e circondandosi di artisti e uomini di cultura. Giunto al governo della città nel 1469, Lorenzo assunse il ruolo di "arbitro" degli equilibri politico-sociali della città e dell'intera penisola. Grazie alla propria abilità diplomatica, il Signore di Firenze contribuì infatti a garantire un periodo di pace e stabilità che ebbe effetti positivi anche sulla produzione artistica.
La seconda metà del Quattrocento fu infatti un periodo molto fertile che pose le premesse per la grande stagione del Cinquecento. A una produzione legata alla corte ristretta del Signore, si affianca un'intensa attività delle botteghe di maestri come Antonio del Pollaiolo e Andrea del Verrocchio, veri e propri luoghi di formazione della successiva generazione di artisti, in cui si distinsero Sandro Botticelli, Domenico Ghirlandaio e Filippino Lippi. In questi stessi anni giungono alla corte fiorentina anche i giovani Leonardo da Vinci e Michelangelo. La città del Magnifico non svolge però solo una funzione attrattiva dei giovani talenti: Lorenzo infatti invia i migliori artisti presso le altre corti italiane, aumentando il proprio prestigio e alimentando la rete diplomatica di Firenze, provocando però, con l'andare del tempo, anche l'affievolirsi della forza propositiva dell'arte toscana a favore di Milano, Venezia e Roma.
 
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Dentro l'opera. Sandro Botticelli, La Primavera

Sandro Botticelli è sicuramente una delle figure più rappresentative della stagione aurea della cultura fiorentina e toscana avviata dall'influsso di Lorenzo il Magnifico. Formatosi nelle botteghe dei maestri Filippo Lippi, Antonio e Piero del Pollaiolo e Andrea Verrocchio, l'artista lega la sua fama alla corte medicea e alle commissioni che giungono da essa. Nella sua produzione artistica, Botticelli interpreta con sensibilità il linguaggio rinascimentale, il pensiero neoplatonico e il clima della corte dei Medici, realizzando opere di soggetto sacro e dipinti a tema mitologico, rielaborati come allegorie morali in chiave cristiana.

In questa serie di opere allegoriche, va senz'altro inserita la Primavera: commissionata da Lorenzo di Pierfrancesco de' Medici, cugino del Magnifico, fu posta nella Villa di Castello, a Firenze, mentre oggi si trova nella Galleria degli Uffizi, sempre nel capoluogo toscano.
 

Sette figure (maschili e femminili) sono ritratte intorno a quella di Venere, accompagnata da Cupido bendato, nella cornice di un giardino in fiore. L'opera nel corso del tempo si è prestata a numerose interpretazioni della critica artistica, che vanno da quella politica a quella poetica: quale che sia l'esatta lettura, la Primavera mostra l'ideale di un mondo perfetto, le cui forme sono allegorie, simboli dell'armonia universale. La bellezza, privata della componente terrena, rimanda a un disegno divino superiore, che supera lo spazio e il tempo dell'uomo, e, allo stesso tempo, ne diventa strumento di contemplazione.

 
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Pietro Perugino tra botteghe e capolavori

Pietro Vannucci, detto il Perugino, godette di una fama che portò a molte repliche e imitazioni delle sue opere. Lo stile dolce e pacato dell'artista, intessuto di grazia malinconica e delicati accordi luminosi, porta con se le influenze dei linguaggi di Andrea del Verrocchio e Piero della Francesca. Nella studiata eleganza delle figure e dei colori, è ravvisabile anche il rapporto con il pittore Sandro Botticelli.

Spesso in viaggio fra le numerose mete che frequenta, anche a Firenze il pittore umbro riceve importanti commissioni, in questo caso dalla corte medicea, e ha occasione di frequentare botteghe e artisti che animano la scena culturale della città di Lorenzo de' Medici. Proprio durante il soggiorno fiorentino l'attività del Perugino diventa frenetica a causa della sua popolarità crescente e delle numerose committenze private: lo stile aggraziato e patetico delle opere del Perugino infatti conobbe ampi apprezzamenti e influenzò gli artisti che si formarono nelle sue botteghe, tra cui Pinturicchio, Luca Signorelli e Raffaello.

 
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Un passo in più. L' Accademia platonica di Marsilio Ficino

Grazie al mecenatismo di Lorenzo il Magnifico venne fondata da Marsilio Ficino l'Accademia platonica presso Careggi, nelle vicinanze di Firenze. Le dispute che animarono l’Accademia ebbero

una grande influenza su tutti gli intellettuali, letterati e artisti che frequentarono la corte di Lorenzo. Opere come Pallade che doma il centauro di Sandro Botticelli o l'Apollo e Marsia di Pietro Perugino mostrano le influenze dei temi neoplatonici. Prova a individuare altri dipinti e artisti che si sono ispirati ai concetti derivati dall'Accademia platonica e crea una presentazione multimediale mettendone in risalto i legami.