Approfondisci la poesia civile
La poesia come strumento per dar voce alle idee e alle esigenze della collettività: è quanto avviene con la poesia definita d'impegno civile, un genere estremamente vario sia nella forma sia nei contenuti, ma che ha come fine ultimo il coinvolgimento di chi legge e uno stimolo alla riflessione e all'azione.
Che cos’è la poesia di impegno civile?
La poesia può cambiare il mondo? È una domanda strana, la cui risposta può creare imbarazzo. Forse qualcuno farà notare che per cambiare il mondo ci vogliono le rivoluzioni, le leggi, le scoperte scientifiche e tecnologiche.
Ma qualcun altro replicherà che, in verità, ci vogliono soprattutto le idee; ebbene, la poesia è, dal tempo più antico della storia dell’uomo, lo strumento più naturale per esprimere le idee importanti, rivoluzionarie e in grado di agire in qualche modo sulla realtà.
Il poeta e filologo Daniele Piccini (1972), che ha curato una raccolta dal titolo Le poesie che hanno cambiato il mondo (Bur, Milano 2007), afferma che «la lingua poetica è la lingua di una comunità di uomini – più o meno grande e coesa – portata al suo massimo grado di incisività, ampiezza, forza. Ed è dunque stata, questa lingua insieme comune e “speciale”, il luogo per eccellenza di espressione di un desiderio, di una tensione, di un progetto non solo privato e singolare».
Si ha poesia civile ogni volta che chi scrive non esprime solo il proprio stato d’animo, le proprie idee o il proprio pensiero personale; ma si fa voce della comunità e trasmette idee e riflessioni a nome di una collettività, che di tali idee può così prendere coscienza riconoscendosi in esse.
Per questo motivo, non esiste un solo genere letterario per la poesia dell’impegno civile: ogni forma è valida, purché si faccia sentire, leggere, purché trascini con sé chi la incontra e lo spinga all’azione.
I contenuti possono essere estremamente vari, purché condividano il fine etico – cioè educativo – prima che quello estetico: la lotta contro il tiranno, la ribellione all’invasore, la critica al malcostume, l’esortazione al progresso, la discussione politica, la testimonianza del male…
Per quanto riguarda la forma, anche essa è estremamente varia; tuttavia in tempi diversi ci sono state forme sentite come più adatte a questo scopo. Per esempio, l’elegia al tempo dei lirici greci, con il poeta guerriero Tirteo (VII secolo a.C.) che esortava gli opliti (i soldati della fanteria pesante) a non indietreggiare di fronte al nemico; oppure il sirventese politico nella poesia provenzale del XII secolo; ancora l’epica carolingia che insegnava i valori fondamentali della cristianità e della fedeltà al signore per il cavaliere medievale; le odi illuministiche di Giuseppe Parini (1729-1799), che richiamavano alla fiducia nel progresso e nella sua applicazione per migliorare la società; o infine il verso libero, spesso brevissimo e incisivo, dei componimenti sulla Prima guerra mondiale di Giuseppe Ungaretti (1888-1970), nei quali si esprime l’insensatezza di ogni conflitto e il valore della vita umana.
Come si sviluppa e quali forme assume la poesia civile in Italia?
L’Italia è un esempio paradigmatico per capire il ruolo e la forza della poesia civile: basti pensare che il primo “luogo” in cui il nostro Paese prende forma, diversi secoli prima di esistere come nazione, è la letteratura. Ancora Daniele Piccini afferma infatti che «per un lunghissimo corso di tempo, l’Italia è esistita solo nella proiezione che ne hanno fornito i suoi scrittori in forma appunto di costruzione linguistica, letteraria».
Per questo motivo è interessante seguire il fil rouge della nostra poesia patriottica nazionale, caratterizzata da continuità di idee e varietà di forme per oltre 500 anni di storia; va però ricordato che quella patriottica non è l’unica possibilità di poesia impegnata civilmente, anche se forse è quella più chiara.
- Dante nel VI canto del Purgatorio – dunque nella forma del poema in terza rima – lancia per primo la sua invettiva contro chi rende l’Italia un luogo «di dolore ostello», in cui i cittadini sono straziati dalle lotte intestine, e invoca a gran voce le autorità perché si prendano la responsabilità della sua gestione.
- Petrarca, in una famosissima canzone dall’incipit molto coinvolgente, Italia mia, benché il parlar sia indarno, esorta alla pace e alla concordia interna, richiamando agli antichi valori romani di resistenza e valore.
- Nel Settecento, Vittorio Alfieri (1749-1803) compone tra l’altro un sonetto (Giorno verrà) che esorta gli Italiani all’azione, profetizzando un futuro in cui essi saranno in grado di difendersi e persino di attaccare quelle nazioni nemiche che al suo tempo ne fanno un campo di battaglia.
- E ancora, nella stagione patriottica per eccellenza, il Risorgimento romantico, il metro più diffuso sono i versi pari (decasillabi, ma non soltanto), dal ritmo scandito e martellante, che animano il coro dell’atto II del Conte di Carmagnola di Alessandro Manzoni (1785-1873), dunque una tragedia, ma anche l’ode civile Marzo 1821.
- Infine, ma solo perché il percorso qui proposto è delimitato all’interno del Risorgimento, Giosue Carducci (1835-1907) scrive un’ode barbara, imitando cioè le forme dei lirici antichi, dedicata al quinto anniversario della battaglia di Mentana del 1867, nella quale Giuseppe Garibaldi e i suoi uomini furono sconfitti dalle truppe pontificie aiutate dai soldati francesi.
➲ Metti bene a fuoco i concetti fondamentali del genere con la presentazione multimediale La poesia civile, poi mettiti alla prova con il test interattivo.
Durata dell'attività: 10 minuti
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