L’architettura in Età neoclassica. La lezione digitale

Così come la pittura e la scultura, anche l’architettura neoclassica, trova nell’arte classica i suoi modelli di riferimento. Caratterizzata da sobrietà, simmetria e chiarezza formale, questa corrente segna l’abbandonando degli eccessi ornamentali che avevano caratterizzato il periodo precedente.

Chiarirsi le idee. Rigore e funzionalità

L’acceso dibattito che si innescò tra i teorici dell’architettura nella seconda metà del Settecento portò alla definizione di alcuni princìpi generali che divennero caratterizzanti dell’architettura in Età neoclassica:

  • l’utilizzo degli elementi strutturali dell’architettura classica;
  • la semplicità e purezza delle forme e dei volumi;
  • il principio di simmetria e corrispondenza delle parti;
  • la funzionalità.

Per l’universalità dei suoi valori, lo stile architettonico neoclassico si diffuse in tutto il mondo occidentale assumendo le forme di un linguaggio internazionale.

Nella tipologia delle chiese l’esempio di maggior rilievo è la Chiesa di Sainte-Geneviève di Parigi, opera di Jacques-Germain Soufflot, che con il suo ampio portico con colonne corinzie con trabeazione e timpano rimanda alla struttura del tempio greco.

Altra tipologia di riferimento fu quella del Pàntheon romano, alla quale appartengono prevalentemente le chiese neoclassiche italiane, come la Chiesa di San Francesco di Paola a Napoli e il Tempio Canoviano di Possagno.

Anche i monumenti presero in prestito le loro forme dal tempio greco o da quelle di architetture classiche di tipo commemorativo, come l’arco di trionfo.

Oltre che alle chiese e ai monumenti, l’architettura neoclassica si dedicò in particolare alla progettazione di edifici d’uso civile come musei, biblioteche, teatri e edifici della pubblica amministrazione.

In Italia, a Milano, Giuseppe Piermarini fu per lungo tempo la massima autorità dell’edilizia e si espresse in un linguaggio neoclassico di grande rigore e chiarezza formale. A Roma, invece, l’architetto di maggior rilievo fu Giuseppe Valadier.

In Francia, l’architettura neoclassica arrivò a formulare anche progetti teorici così utopistici da non poter essere realizzati: è questo il caso delle tipologie architettoniche caratterizzate da purezza geometrica ideate da Étienne Boullée e Claude-Nicolas Ledoux.

 

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Dentro l'opera. La sala del Teatro alla Scala di Milano

Il Teatro alla Scala di Milano, gioiello architettonico del panorama mondiale, si distingue come espressione sublime del Neoclassicismo, grazie all’illustre intervento di Giuseppe Piermarini.

L’architetto riservò grande attenzione alla funzionalità dell’edificio, come dimostrano la sapiente organizzazione degli spazi interni (per incontrare le esigenze di un vasto pubblico socialmente eterogeneo), la pianta a forma di cavallo con palchetti sovrapposti (ritenuta migliore per l’acustica) e la presenza in facciata della terrazza sostenuta da un avancorpo (che garantiva una zona riparata per gli spettatori che dovevano salire e scendere dalle carrozze). Grazie ai molti comfort la Scala si configurava come il teatro della nuova borghesia, modello imprescindibile per molte future realizzazioni ottocentesche.

 

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