Percorso interattivo su Primo Levi. Raccontare l'indicibile

Primo Levi ci consegna il racconto in prima persona dell'esperienza della prigionia nei campi di sterminio. Nelle sue parole il dolore del sopravvissuto convive con la necessità della testimonianza e della speranza, smuovendo interrogativi che non possono lasciarci indifferenti.  Personalità e opere in un percorso interattivo che interroga le coscienze. 
 
Fotografia di Primo Levi in età matura
 
Il Percorso interattivo d'autore ci avvicina alla sua scrittura e approfondisce il dramma della Shoah; tra i materiali la poesia Cercavo te nelle stelle (da Ad ora incerta, 1984), la Liberazione di Auschwitz (da La tregua, 1963), con guida alla lettura e attività. Inoltre, la docu-intervista "Ritorno ad Auschwitz" (1983) e un focus sul "testimone" guidano a riflettere sull ruolo della memoria e della testimonianza.
La proposta è abbinata a Tutti i sogni del mondo, la nuova antologia di Enrico Galiano per il Biennio della Scuola Secondaria di Secondo Grado.
 
Primo Levi
Tra le voci che hanno trasmesso nelle generazioni successive il racconto di ciò che i campi di sterminio hanno rappresentato, una delle più note è sicuramente quella di Primo Levi.
Chimico e partigiano antifascista, fu arrestato nel dicembre 1943 da una milizia fascista e, dopo un periodo nel campo di raccolta di Fossoli, deportato nel febbraio del 1944 nel campo di concentramento di Buna-Monowitz, parte del complesso di Auschwitz. Vi rimase fino al 27 gennaio 1945, data in cui avvenne la liberazione ad opera dell'Armata Rossa dell'Unione Sovietica.
Dopo un lungo e a travagliato viaggio di rientro (attraverso le attuali Bielorussia, Ucraina, Moldavia, Romania, Ungheria, Slovacchia, Austria e Germania), lo scrittore rientrò in Italia nell'ottobre del 1945.
Nel Dopoguerra, Primo Levi dedica il suo tempo alla famiglia, al lavoro di chimico e alla scrittura: la sua è considerata una delle più autorevoli voci della letteratura italiana sul tema della Shoah e uno dei più intensi racconti di un indicibile trauma.
In Se questo è un uomo, pubblicato nel 1947, Levi offre una delle più alte testimonianze sulla tragica realtà dei lager, descrivendo la vita del campo e le personali vicende che lo hanno condotto a sopravvivere.
Nella sua produzione successiva, tesse una narrativa di pensiero, che trae linfa dal suo rocambolesco ritorno in Italia (La tregua), dalla sua esperienza di chimico e del mondo industriale (Il sistema periodico e La chiave a stella) e dalla riflessione intorno alle persecuzioni razziali e allo statuto del testimone  (Se non ora, quando? I sommersi e i salvati).
Approfondisci la biografia e due delle opere di Primo Levi grazie all'Incontro con l'autore, risorsa digitale presente in  e raggiungibile tramite il link sottostante. 
 
 
Al lavoro sul testo poetico
Primo Levi, Cercavo te nelle stelle  (da Ad ora incerta, 1984)
"Sono tornato perché c’eri tu."
Scritta nel febbraio 1946, subito dopo la fine dalla prigionia e il lungo viaggio per fare ritorno a casa, il componimento Cercavo te nelle stelle rievoca l'esperienza del confinamento nel lager.
Nella notte dell'animo, il poeta non cede all'annichilimento e resta ancorato alla vita.
Che condizione sta vivendo Primo Levi? Cosa tiene viva in lui la speranza?
 
 
Al lavoro sul testo poetico
Primo Levi, La liberazione di Auschwitz  (da La tregua, 1963)
“Così per noi anche l’ora della libertà suonò grave e chiusa”.
Pubblicato nel 1963, La tregua è il proseguimento ideale di Se questo è un uomo, scritto e pubblicato subito dopo il travagliato rientro a casa dello scrittore. Se il primo racconto è scritto “a caldo”, seguendo l’impulso di liberare la memoria dall’atroce memoria del campo di sterminio, La tregua rappresenta un ritorno più riflessivo, realizzato in un clima più disteso.
Il brano proposto descrive la scena dell’incontro tra la prima pattuglia di giovanissimi soldati russi che, per primi, varcano i cancelli di Auschwitz e Primo Levi, attorno a mezzogiorno del 27 gennaio del 1945.
Nei liberatori e nei liberati, quell’istante scatena una ridda di tumultuosi sentimenti. I giovani soldati sovietici hanno dinanzi agli occhi quel che resta di un genocidio portato avanti con un rigore organizzativo e scientifico che ne acuisce l’abiezione. Nei reclusi il senso di sollievo per la fine dell’orrore è un tutt’uno con “una stretta angoscia, una non più medicabile tristezza”, come la definirà Italo Calvino nella quarta di copertina della prima edizione dell’opera.
Perché l'ora della libertà risuona cupa nelle parole dell’autore?
Scarica la proposta di lavoro con il testo narrativo, il commento e le attività.
 
 
Il ritorno ad Auschwitz, video-intervista a Primo Levi
Dopo aver letto e approfondito testi provenienti da differenti produzioni di Primo Levi, ti proponiamo di lavorare su un diverso elemento multimediale a partire da ciò che hai appreso finora.
Nel video che puoi guardare dal link sottostante, Primo Levi affronta un nuovo viaggio, a quarant'anni da quello che gli ha permesso il ritorno in Italia, stavolta in senso inverso.
Nell'intervista ripercorre la tragedia della deportazione e della permanenza nel campo di concentramento, in un racconto colmo di umanità su cui ti invitiamo a riflettere.
Partendo dalla biografia e dai testi che hai potuto analizzare, prova a riflettere sul tema della testimonianza:
quale ruolo, in quanto sopravvissuto, assume Primo Levi nei confronti della società? Qual è il confine fra scelta e necessità, urgenza nel raccontare e trasmettere la propria esperienza ad Auschwitz? Quali sentimenti e pensieri può aver suscitato questo viaggio a quarant'anni dalla sua prigionia?
 
 
Il ruolo del testimone: spunti di riflessione
A conclusione del percorso, la riflessione verte sulle centralità della testimonianza, sulla storia e le difficoltà che hanno incontrato i sopravvissuti nel trasmetterla e sul ruolo che possiamo avere noi nel raccogliere il testimone e nel tenere viva la memoria di tali fatti.
Scarica e leggi l'approfondimento, completa l'attività e rifletti: quali sono le implicazioni civiche dell'essere uno dei "salvati"? Come la testimonianza può coinvolgere anche noi in prima persona?