La vita sconosciuta e silenziosa di studentesse e studenti stranieri

Chi sono i giovani stranieri che frequentano le nostre scuole? Che cosa sappiamo di loro? Un articolo a cura di Eleonora Belingheri e Giulia Pellegrini, docenti e autrici del corso di Geografia VIE APERTE (Atlas, 2024), con spunti per affrontare il tema in classe.

 

Le cittadine e i cittadini stranieri in Italia

Secondo gli ultimi dati disponibili (Istat, Noi Italia 2023) sono oltre 5 milioni le persone residenti sul territorio nazionale che non godono della cittadinanza italiana, cioè l’8,7% della popolazione complessiva.

Tra questi, oltre 1 milione sono minori.

I dati sopra citati comprendono famiglie sia europee sia extraeuropee, trasferitesi a vario titolo in Italia. Ciò implica grandi differenze in questa compagine di persone anche a livello di vissuto quotidiano. Tali diversità influenzate, magari da buone condizioni socio-economiche, oppure da contesti di grave sofferenza psicologica; da un passato travagliato da  guerre  carestie o situazioni di forte privazione dei diritti fondamentali, oppure, semplicemente, dalla decisione di trasferirsi per il desiderio di dare una svolta alla propria vita.

All’interno del dato statistico si ritrovano anche le ragazze e i ragazzi di seconda generazione (G2), cioè residenti sul territorio italiano fin dalla nascita ma figli di genitori privi della cittadinanza italiana, e i circa 24 mila minori giunti in Italia non accompagnati (MSNA), presi in carico dai servizi di accoglienza (Banca Dati Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, 2023).

A questo gruppo disomogeneo di persone viene però applicato indifferentemente il termine giuridico “stranieri”, nonostante la diversità delle storie personali e i differenti gradi di appartenenza o inserimento alla comunità in cui risiedono.

 

Quando la Scuola fa la differenza

La scuola dell’obbligo è per tutti un punto di incontro e di crescita fondamentale: non solo perché favorisce lo sviluppo delle ben note conoscenze, abilità e competenze, ma anche perché aiuta a elaborare un senso di comunità.

Di fronte a classi numerose ed eterogenee, arricchite da esperienze variegate, le aule sono uno spazio in cui emergono similitudini e differenze che non è sempre facile valorizzare. A volte, infatti si rischia, talvolta involontariamente, di sottolineare le differenze trasformandole in fattori di diseguaglianza, acuendo le difficoltà legate al contesto complessivo non sempre adeguatamente funzionale e accogliente. Lo confermano i dati relativi all’accesso all’istruzione. Il 12% delle alunne e degli alunni che frequentano la scuola Primaria ha alle spalle una famiglia di origine non italiana; quest’incidenza diminuisce man mano che cresce il grado di scuola, passando all’8% nella Secondaria di Secondo grado, dove però si registrano anche elevati tassi di dispersione scolastica, e addirittura al 6% tra le immatricolazioni all’Università.

Una circostanza che, secondo analiste e analisti, per le nuove generazioni cresciute in Italia restringe la possibilità di competere per posti di lavoro ad alta qualifica, compromettendo di fatto le possibilità di mobilità sociale, uno degli obiettivi primari del sistema di istruzione.

Una situazione che stride con il contributo che in realtà portano le e i non cittadini al sistema Paese: nel 2022, ad esempio, il saldo tra spese e introiti dello Stato imputabili all’immigrazione si è confermato positivo e in crescita rispetto agli anni precedenti, con un guadagno netto per l’erario di quasi 7 miliardi di euro
 

Lo sguardo sui punti d’ombra

Quanto detto sopra racconta una realtà riscontrabile nella maggior parte delle classi, dove una parte dei ragazzi e delle ragazze vive situazioni di disagio legate alla specificità della propria storia familiare e personale. Se già il disagio psicologico adolescenziale è considerato un fenomeno preoccupante, le ragazze e i ragazzi con background migratorio rappresentano una fragilità nella fragilità.

In un recente articolo della rivista “Internazionale”, Marzia Minore ha messo ben a fuoco questo fenomeno drammatico e latente: “[…]  Spesso fanno parte di famiglie divise, che hanno vissuto guerre e percorsi migratori complessi. Nuclei monoparentali, in cui un genitore è assente o è in un altro Paese. Sradicati dai loro affetti, catapultati in una lingua che non capiscono, divisi tra culture e valori in conflitto, a volte non riescono a trovare il proprio posto, e per gli altri è difficile comprenderli. Sono gli invisibili, quelli dell’ultimo banco, quelli che spariscono dai registri da un anno all’altro e nessuno sa perché”.

Spesso sussiste una disparità a livello socioeconomico con studenti e studentesse di origine italiana che comporta un senso di disagio materiale (ad esempio una maggiore difficoltà ad accedere a progetti e servizi scolastici o sportivi che comportano costi aggiuntivi) e percepito (legata ad esempio alle piccole scelte di ogni giorno di tipo alimentare – “la merenda” – o nel vestiario – ampiamente riconosciuto nella Secondaria di Secondo Grado come un fattore di rispecchiamento e inclusione nel gruppo dei pari).

Sul piano delle relazioni umane, ma soprattutto dei rendimenti, incide in modo sensibile la competenza linguistica: come valorizzare un bilinguismo che, in età adulta, può rivelarsi un punto di forza nel mercato del lavoro, ma che a scuola comporta una fatica aggiuntiva non solo in discipline specifiche (come l’italiano) ma anche nell’apprendimento e nello studio delle materie nel loro complesso?

Inoltre, la difficoltà dei non madrelingua ad inserirsi nelle reti di prossimità e a comprendere il funzionamento della burocrazia e dei servizi di base (scolastici, sanitari, amministrativi) costituisce un ostacolo nella quotidianità, imponendo a ragazzi e ragazze, soprattutto primogeniti, l’assunzione di responsabilità superiori a quelle richieste ai coetanei e alle coetanee italiani.

L’esperienza della migrazione, da un Paese ad un altro o  da un’area all’altra di uno stesso Stato, porta con sé una sensazione di “spaesamento” se non di straniamento vero e proprio: il legame con la cultura di origine e gli stimoli che provengono dell’area di accoglienza, spesso animate da tradizioni differenti, pongono ragazze e ragazzi in una sorta di limbo tra due mondi, offrendo una ricchezza interculturale che ha però zone d’ombra: la difficoltà a maturare, nella fase evolutiva, un attaccamento sicuro ai luoghi e un senso di appartenenza. Soprattutto per i minori da poco in Italia non è sempre facile stabilire una relazione aperta, anche in virtù delle storie personali. Non di rado, infatti, sono custodi involontari e silenziosi delle tragedie che hanno colpito il loro popolo o delle storie che hanno spinto la loro famiglia a lasciare la terra d’origine. Sotto la superficie, e alla radice di comportamenti incongruenti o considerati provocatori, si celano vissuti fortemente traumatici che, come sottolinea Masud Kahn, sono spesso cumulativi e afasici.

Anche in classe può agire il paradosso del trauma, ben evidenziato dalla psicologia contemporanea (si vedano, ad esempio le ricerche di Judith Herman, Bessel Van der Kolk, Janina Fischer e, in Italia, Frantz Fanon e Marco Mazzetti) per cui tanto più le esperienze traumatiche sono profonde e destabilizzanti tanto più è difficile portarle alla consapevolezza e condividerle con gli adulti di riferimento o con i pari.

 

Per approfondire

 Per riflettere sulla complessità delle storie e della realtà di vita di studenti e studentesse che incontriamo nelle classi, suggeriamo una selezione di testi recenti a tema migrazione, inclusione e seconde generazioni, acquistabili e disponibili al prestito anche online tramite la piattaforma MLOL.

 

Testi

  • Edoardo Affinati, Via dalla pazza classe, Mondadori, Milano 2019. Attraverso l’esperienza di Affinati, vengono raccontate una serie di storie di ragazze, ragazzi e adulti (per lo più senza permesso di soggiorno) che cercano di sopravvivere e ricrearsi una vita in Italia dopo essere fuggiti dal loro Paese d’origine.
  • Pietro Bartolo, Le stelle di Lampedusa, Mondadori, Milano 2018. Il libro proposto racconta le vicende vissute da Pietro Bartolo, medico a Lampedusa impegnato nella prima accoglienza dei migranti che giungono via mare dalle coste africane.
  • Margalit Cohen-Emerique, Per un approccio interculturale nelle professioni sociali e educative. Dagli inquadramenti teorici alle modalità operative, Erickson, Trento 2017. L’autrice di questo manuale è una delle voci più autorevoli in campo pedagogia e approccio interculturale: la lettura del suo lavoro permette a docenti ed educatori di scoprire strategie utili per mettere in dialogo differenti punti di vista culturali, evitando l’insorgere di incomprensioni o tensioni.
  • Marilena Umuhoza Delli, Lettera di una madre afrodiscendente alla scuola italiana. Per un’educazione decoloniale, antirazzista e intersezionale, People, Busto Arsizio 2023. Leggendo questo libro si esce dalla zona di confort del punto di vista di chi in Europa è nato e cresciuto, provenendo da famiglie di origine europea, per entrare nei panni di chi, da madre afrodiscendente, si confronta con una scuola non sempre in grado di rispondere ai bisogni di ragazze e ragazzi con back ground migratorio familiare alle spalle.
  • Janina Fischer, Trasformare l’eredità del trauma. Un manuale pratico per la vita quotidiana e per la terapia, Mimesis, Milano 2021.

 

Articoli

  • Marzia Minore, Le ferite invisibili dei minori stranieri, in “Internazionale”, 29 dicembre 2023. Un articolo-resoconto sulla situazione delle straniere e degli stranieri che frequentano le scuole italiane.
  • Gianfranco Belgrano, Expat o migrante?, in “Africa”, 2 settembre 2023. Un articolo interessante che, in tono non poco provocatorio, riflette sulle scelte lessicali usate per identificare ed operare distinguo tra chi migra, in base alla provenienza geografica e (ma solo in parte) ai diplomi accumulati.
 

Per affrontare il tema in classe

 Per lavorare in classe suggeriamo una selezione di testi dedicati ai ragazzi e ragazze, acquistabili e disponibili al prestito anche online tramite la piattaforma MLOL, collegati ad attività operative e di gruppo per innescare il confronto e la riflessione. Il tutto in formato Padlet, per assegnare le proposte a casa o per lavorare tenendo sempre attiva una traccia sulle lavagne digitali.
 

©Atlas 2024 Materiali e attività a cura di Eleonora Belingheri e Giulia Pellegrini, docenti e autrici del corso Vie Aperte (Geografia, Atlas 2024). Coordinamento: S. Gadda. Redazione: G. Baccanelli. Immagini: fstop123/iStock; Eduard Figueres/iStock; melitas/iStock.