Happening, New Dada, Nouveau Réalisme. La lezione digitale
A partire dagli anni Cinquanta, in un mondo occidentale trasformato dai consumi di massa e dalla velocità della comunicazione, l’arte rompe definitivamente con la rappresentazione tradizionale. I confini tra pittura, oggetto, azione e vita si fanno sempre più labili: l’opera non è più un quadro da contemplare, ma un evento da vivere, un gesto da compiere, un oggetto da attraversare. Happening, New Dada e Nouveau Réalisme sono le tappe fondamentali di questo nuovo corso dell’arte che accoglie nella sua pratica il quotidiano, l’imprevisto e il rifiuto.
Happening, New Dada, Nouveau Réalisme: l’arte diventa vita
Negli anni del boom economico e della nascita della società dei consumi, gli artisti sentono il bisogno di confrontarsi con gli oggetti e le esperienze del presente. A differenza delle Avanguardie storiche, che ancora operavano con simboli e rappresentazioni, le nuove correnti – Happening, New Dada, Nouveau Réalisme – includono direttamente la realtà nell’opera: oggetti industriali, resti urbani, frammenti, rifiuti, gesti e azioni.
Queste tendenze segnano il superamento del quadro come spazio autosufficiente e dell’artista come genio solitario. L’arte entra nella vita e la vita entra nell’arte.
Happening: l’opera è un evento
Il termine happening viene coniato da Allan Kaprow nel 1958 per indicare un’opera basata sull’azione collettiva e imprevedibile. Spazi non convenzionali (cantine, cortili, negozi), nessun copione, e un coinvolgimento diretto del pubblico: l’arte diventa un’esperienza totale, che unisce arti visive, teatro, musica e danza.
John Cage, compositore, è considerato il precursore: nel 1952 con Theater Piece #1 al Black Mountain College organizza un’azione in cui suoni, danze, letture e azioni si svolgono contemporaneamente, senza uno schema. La sua opera 4’33” (1952) affida alla vita, ai rumori dell’ambiente, il contenuto musicale, rivelando come l’arte possa essere silenzio, attesa, caso.
Allan Kaprow, allievo di Cage, porta queste idee nel mondo delle arti visive. In Yard (1961), riempie un cortile di pneumatici: lo spettatore è chiamato a camminare, toccare, spostare e quindi a costruire l’opera con il proprio corpo.
New Dada: oggetti e gesti tra arte e vita
Negli Stati Uniti, Robert Rauschenberg, Jasper Johns e Cy Twombly portano avanti un’arte fatta di oggetti comuni, citazioni e materiali quotidiani, in aperta rottura con l’astrazione e con l’idea tradizionale di “opera finita”. Rauschenberg realizza opere come Bed (1955) – un letto vero, appeso al muro, dipinto come una tela. Con i suoi combine paintings mescola pittura, fotografia, stoffe e materiali trovati, come in Monogram, dove una capra impagliata passa dentro un copertone e diventa parte di una “scultura-quadro” viva e assurda. Johns dipinge Bandiera (1954-55) con tecnica dell’encausto, rendendo la bandiera americana un oggetto fisico, carico di memoria, materia e politica. I suoi bersagli e numeri raccontano un’arte fatta di segnali, forme e materiali. Twombly unisce il gesto espressivo all’annotazione poetica: i suoi quadri sembrano graffiti infantili o stratificazioni di pensiero, come Leda and the Swan (1962).
Nouveau Réalisme: la realtà urbana entra nell’arte
Nato in Francia nel 1960 su iniziativa del critico Pierre Restany, il gruppo dei Nouveaux Réalistes raccoglie artisti desiderosi di fissare frammenti del presente, anche i più deteriori: rifiuti, macchine, pubblicità, oggetti trovati. È la versione europea del New Dada e si oppone all’informale e all’arte idealizzata. Tra tutti spicca Yves Klein, artista carismatico, che lavora con monocromi blu intensi (IKB), simbolo di spiritualità e infinito; celebre la sua performance Antropometrie (1960): modelle nude imprimono le loro sagome blu su grandi tele. A lui si affiancano artisti del calibro di Jean Tinguely che costruisce macchine meccaniche fatte per funzionare male o distruggersi, come in Omaggio a New York (1960), dove una scultura si autodistrugge nel giardino del MoMA, e Niki de Saint Phalle, autore di sculture femminili esuberanti, colorate e giocose come Hon-en katedral (1966), una donna gigantesca visitabile al suo interno.
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Dentro l'opera. Allan Kaprow, Yard
Con Yard, Allan Kaprow realizza uno dei primi e più celebri happening della storia dell’arte. L’opera consiste nel riempire interamente un cortile della galleria Martha Jackson di New York con centinaia di pneumatici usati: lo spettatore, per accedere allo spazio, è costretto a entrare fisicamente nell’opera, a calpestare, spostare, aggirare gli oggetti. Nessuna recinzione, nessun cartello esplicativo, nessun “non toccare”: qui l’arte vive attraverso il movimento del pubblico, che la modifica continuamente. Spazio e azione sono elementi artistici: non c’è una forma da contemplare, ma un ambiente da attraversare; ciò che accade è l’opera stessa. Chi entra nello Yard diventa co-autore. Non è più lo spettatore passivo, ma un partecipante attivo dell’opera. L’artista non dirige l’azione; accetta il caso, l’imprevisto, gli errori. L’opera è aperta e fluida, mai definitiva.
Kaprow sceglie oggetti poveri, sporchi, consumati – gli pneumatici – per rompere la distanza tra arte e realtà, e per rifiutare l’idea dell’oggetto artistico come bene prezioso e intoccabile.
Yard rappresenta una svolta radicale: l’arte non è più solo immagine o oggetto, ma esperienza fisica, relazione, contesto. È anche un gesto ironico: un cortile pieno di gomme usate può essere più stimolante di un museo ordinato? Kaprow suggerisce che l’arte accade (happens) ovunque si crei un’esperienza significativa, non solo nei luoghi canonici. In tal senso, Yard è un manifesto visivo del suo pensiero: l’arte come vita.
➲ Cerca sul tuo libro di testo o online immagini e video delle opere di Kaprow e degli altri artisti citati in questa lezione. Quindi discuti con la classe:
- L’arte può essere rifiuto?
- Un’opera deve durare nel tempo?
- Cos’è più importante: l’oggetto, l’azione, l’idea?
➲ Con compagni e compagne prova a ideare un happening di classe: ogni studente partecipa con un gesto, un oggetto, un suono. Documentate quindi l’esperienza con video, foto e audio. Dopo la partecipazione all'happening, ciascuno scrive un testo in prima persona, dal taglio realistico, poetico oppure surreale, che rifletta sul valore delle sensazioni, dei pensieri e delle azioni compiute.