La pittura in Italia nel Duecento. La lezione digitale

La pittura di Duecento e Trecento si sviluppa seguendo percorsi variegati, corrispondenti al panorama storico-culturale di ciascuna regione e allo svilupparsi di istanze e sensibilità locali. In Italia, all’affresco si affianca la pittura su tavola, anche con opere di grandi dimensioni. Nella prima metà del Duecento la pittura italiana mantiene ancora stretti rapporti con il mondo bizantino, mentre dalla seconda metà del secolo si assiste a un sensibile rinnovamento del linguaggio figurativo nella direzione di un maggior naturalismo nell’interpretazione dei soggetti sacri.

Chiarirsi le idee. Dallo stile bizantino al naturalismo

La pittura del Duecento ha largo sviluppo in Italia, le cui chiese possono ospitare affreschi nelle ampie superfici murarie. Centri di maggiore diffusione sono Firenze, Siena e Roma. Nella prima metà del secolo, la pittura mantenne uno stretto rapporto con il mondo bizantino, ma si arricchì del linearismo grafico proprio dello stile gotico e del naturalismo nell’interpretazione dei soggetti sacri, esprimendo i fermenti di una società che desiderava comprendere il mondo reale e conciliare religiosità e pensiero laico.
In Toscana, all’inizio del XIII secolo, trova particolare diffusione il dipinto su tavola, che consente fluidità di linea e cura dei particolari. Le tipologie principali sono la croce dipinta, la Madonna in trono col Bambino (Maestà) e la pala agiografica.

L’artista di maggior rilievo nel contesto fiorentino duecentesco è Cimabue (1240-1302 ca.), che si orienta verso l’osservazione della realtà, proponendo un approccio narrativo e altamente espressivo.

Il senese Duccio di Buoninsegna (1255 ca.-1318/1319) introduce nella radicata tradizione bizantina i caratteri espressivi del Gotico, come la linea fluida ed elegante, colori preziosi ed omogeneamente stesi, creando effetti di astrazione.

Dal 1268, con la vittoria del Papato sull’Impero, fino al trasferimento della sede pontificia ad Avignone (1309), Roma visse un fervido periodo artistico e attrasse i grandi artisti toscani. In tale contesto emerse una scuola caratterizzata da un linguaggio realistico, orientato al classicismo e a forme auliche.

La Basilica di San Francesco ad Assisi è il più ampio cantiere pittorico del Duecento. Nella Chiesa Superiore operano, nel transetto, Jacopo Torriti e Cimabue. Lungo la navata si stendono un completo ciclo di Storie dell’Antico e del Nuovo Testamento e le Storie di San Francesco, dove si individua la mano del giovane Giotto (1267 ca.-1337). Le figurazioni sono realizzate utilizzando una prospettiva “intuitiva” e l’individuazione dei piani in luce e in ombra.

 
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Dentro l'opera. Cimabue, Maestà del Louvre

Il tema della madonna in trono con il Bambino circondata da angeli, posta entro una tavola cuspidata, è uno dei più frequenti nella pittura gotica italiana. Cimabue dedica a questo soggetto numerose opere, tra le quali spicca la Maestà oggi al Louvre, realizzata per la Chiesa di San Francesco a Pisa attorno al 1280. I piccoli tondi sulla cornice ospitano busti di Santi e Profeti. Il trono appare in prospettiva latero-frontale, caratterizzata dalla compresenza della veduta frontale della parte anteriore del trono e di quella laterale in profondità. L’opera presenta chiari indizi di profondità spaziale, come ad esempio gli angeli sovrapposti, che si dispongono fisicamente attorno e dietro al trono. Le figure, rivolte verso il fedele, partecipano consapevolmente alla comunicazione del messaggio di salvezza espresso dalla Madonna.

 
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 Durata dell'attività: 20 minuti
 
 
 
 
 
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