Fai sbocciare la poesia: Giuseppe Ungaretti
Marzo è il mese della poesia! Per l'occasione, Atlas mette a disposizione una lezione digitale su Giuseppe Ungaretti con video, analisi del testo e attività per avvicinarsi alla poesia e prepararsi progressivamente alle competenze richieste all'Esame.
Giuseppe Ungaretti, la parola e l'abisso
Chiarirsi le idee. Ungaretti: l'autore, le opere, la poetica
Non perdere il segno. Il contesto storico-culturale
L'opera: materiali per la lezione
Le prime due raccolte ungarettiane, Il porto sepolto e Allegria di naufragi, che confluiranno nel 1931 nell’Allegria, sono contrassegnate da una forte componente autobiografica. Le liriche sono state composte al fronte, nelle trincee del Carso, durante le pause dei combattimenti, su margini di vecchi giornali, cartoline, spazi bianchi delle lettere ricevute, e si presentano come un diario del tempo di guerra. Ogni componimento porta infatti l’indicazione del luogo e della data in cui è stato scritto.
Due sono i temi che attraversano le liriche: la guerra e l’“allegria”. Di fronte all’orrore e alla meschinità dell’esperienza bellica, ben lontana, nella sua cruda realtà dall’avventura eroica ed esaltante che il giovane Ungaretti aveva immaginato sull’onda dell’entusiasmo interventista, la reazione del poeta è duplice: da un lato lo assalgono dolore e angoscia, dall’altro sente il bisogno di reagire alla morte attaccandosi sempre più alla vita e ai ricordi del passato e sentendosi vicino ai suoi compagni e a tutte le cose della natura, fino quasi ad annullarsi in esse. A questo atteggiamento fatto di resistenza e di coraggio egli dà il nome di “allegria”. Con questa parola egli vuole indicare la capacità dell’uomo di reagire alle cadute e alle esperienze dolorose traendo da esse la forza di riprendere il percorso, di continuare a vivere con rinnovato coraggio, con un atteggiamento dignitoso e virile, simile a un marinaio che riprende il mare dopo un naufragio.
Un passo in più. La rivoluzione espressiva
Sul piano espressivo Ungaretti opera nei confronti della tradizione una radicale rottura che nasce da una necessità morale: capisce che per descrivere l’orrore della guerra non può adoperare il solenne e raffinato codice della poesia tradizionale, ma deve servirsi di un verso spezzato, duro, volutamente privo di armonia e di musicalità, in segno di rispetto verso la sofferenza e la morte di tanti uomini.
La sua rivoluzione espressiva è dunque una scelta insieme etica ed estetica che si articola in una molteplicità di innovazioni formali:
- linguaggio volutamente povero e aspro;
- frantumazione del verso in versicoli a volte costituiti da pochissime sillabe;
- parola isolata nella pagina bianca;
- riduzione del periodo a proporzioni minime;
- eliminazione dei segni di interpunzione che vengono sostituiti dagli a capo;
- corrispondenza fra metrica e sintassi per cui ogni periodo coincide con una strofa e questa inizia con la lettera maiuscola sottintendendo il punto fermo;
- eliminazione della rima a cui preferisce le anafore e le iterazioni;
- immaginazione senza fili che si fonda su associazioni alogiche e fulminanti di immagini e idee tra loro lontane sul piano logico.